Merkel, Ardern, Marin e le altre: le donne leader più efficaci nella lotta al virus

Merkel, Ardern, Marin e le altre: le donne leader più efficaci nella lotta al virus
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Mercoledì 15 Aprile 2020, 16:49

I paesi con donne al comando più efficaci nella lotta al virus. La Germania di Angela Merkel, la Nuova Zelanda di Jacinta Ardern, Taiwan guidata dalla presidente Tsai Ing-wen, la Finlandia di Sanna Marin. Nella risposta al coronavirus i Paesi guidati da donne appaiono quelli che sono riusciti a dare le risposte più tempestive, organizzate ed efficaci per difendere i propri cittadini e la tenuta dei propri sistemi sanitari. E la sensazione viene confermata se si guarda ai quattro Paesi del Nord, Finlandia, Norvegia, Danimarca ed Islanda, tutti guidati da donne, dove si registra il tasso di decessi per il virus più bassi di Europa. A cominciare dalla Finlandia, guidata dalla premier più giovane del mondo, la 34enne Sanna Marin, che ha l'85% dell'approvazione popolare per come ha risposto all'epidemia che finora ha fatto registrare solo 59 decessi. In contrasto, nell'unico Paese dell'area guidata da un uomo, la Svezia, il premier Stefan Löfven prima si è rifiutato di seguire la politica del lockdown, lasciando tutto il Paese aperto, ed in queste ore sta superando la soglia psicologica dei mille morti.


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Test a tappeto. Con una percentuale di donne leader di appena il 7% del totale appare quindi un curiosa coincidenza, se si coincidenza si tratta, commenta oggi la Cnn, che i Paesi guidati da loro appaiono in questo momento tra i più virtuosi nella lotta al coronavirus, grazie ad un approccio che rafforza i test a tappeto, come sta facendo la Germania, l'accesso a cure sanitarie di livello, rintraccia i contatti di tutti i positivi ed impone severe misure di distanziamento sociale. Linee guida che hanno permesso alla presidente dei Taiwan, democrazia di 24 milioni di persone nell'isola di Formosa di fronte alle coste della Cina, di evitare di farsi travolgere dal virus proveniente da Wuhan, avviando già dallo scorso dicembre, non appena la presidente Tsai Ing-wen ha ricevuto le prime informazioni sul misterioso virus, ispezioni di tutti gli aerei provenienti dalla città cinese. Aumentando poi la produzione di mascherine, che ora esporta in Unione Europea, Taiwan è riuscita a bloccare l'epidemia a 393 casi e sei decessi, tanto che Washington ha indicato Tapei come un modello all'Oms, di cui Taiwan non fa neanche parte nel rispetto del principio di una Cina.


Il caso Nuova Zelanda.  Anche Ardern ha adottato drastiche misure di chiusura della Nuova Zelanda, misure dolorose considerando quanto sia importante per l'isola di cinque milioni di abitanti il turismo, chiudendo le porte ai visitatori il 19 marzo e poi dichiarando il lockdown di 4 settimane il 23 marzo. Dopo un'intesa campagna di test, il Paese ha registrato 1300 casi, ma solo nove decessi. Altre leader donna di Paesi molto più piccoli si stanno distinguendo per la risposta energica al virus, come Silveria Jacobs, premier dell'isola caraibica di Saint Martin di appena 41mila abitanti, che in un video ha chiesto ai suoi concittadini «semplicemente di smettere di muoversi» per due settimane. «Se non avete il tipo di pane che vi piace a casa, mangiate cracker e se non l'avete mangiate cereali», ha affermato nel video che ha fatto il giro del mondo. 


 

 

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