Coronavirus, italiano bloccato in California: la gente teme il peggio e compra armi

Gianpiero Varzè Coronarivus, trentenne bloccato in California: la gente teme il peggio e compra armi
di Matteo Bianchini
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Mercoledì 15 Aprile 2020, 08:49 - Ultimo aggiornamento: 09:25

Il sogno di una vacanza californiana rischia di diventare un incubo per un 30enne di Martinsicuro. Era partito lo scorso 14 dicembre, Giampiero Varzè, per tre mesi di vacanza, tra California e Messico, dove ad accoglierlo c’erano alcuni parenti. Giorni bellissimi trascorsi tra Tijuana, Los Angeles, le spiagge di Laguna Beach e la caratteristica San Diego. Il 9 marzo, però, alla vigilia del volo di rientro, scatta il lockdown in Italia e quell’aereo non partirà più.
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«Da qui sono iniziati i problemi - racconta Giampiero - ho provato subito a mettermi in contatto con la compagnia aerea che mi ha ufficializzato la cancellazione del volo informandomi anche che, vista l’emergenza, non ci sarebbe stati altri voli nell’immediato e che non erano ancora previsti rimborsi. Ho provato a contattare l’ambasciata ma, dopo cinque chiamate con interlocutori diversi, non ho risolto molto. L’unico consiglio è stato dato di vedere sul sito di Alitalia poiché avrebbero messo a disposizione voli di rimpatrio per i connazionali all’estero».
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Voli tutti pieni, nessuno tra l’altro diretto. «Tutti con scalo di diverse ore o a New York o a Parigi, non proprio l’ideale vista l’emergenza Coronavirus. Per non parlare dei prezzi esorbitanti: un volo solo andata va dai 1.500 ai 2.500 euro. Alla fine ne ho trovato uno per il mese di maggio a un prezzo ragionevole e prenderò quello, nella speranza che non venga cancellato o succeda altro. Difficile in questo momento guardare molto in avanti». Ma restare negli Usa con un visto turistico che sarebbe scaduto il 12 marzo sarebbe stato un problema ancora più serio.
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«Dal 12 marzo sarei stato un clandestino - continua Varzè - Anche in questo caso è stata una disavventura. Sono dovuto tornare al confine con il Messico e spiegare la situazione alla polizia di frontiera, alla fine ho ottenuto il prolungamento di altri 3 mesi, ma vi assicuro che non è stato affatto semplice. Avevo già avuto a che fare con loro durante un viaggio di rientro da Tijuana e gli agenti, quando hanno visto che ero italiano, hanno fatto scattare il protocollo di sicurezza indossando subito guanti e mascherine per interrogarmi. Sospettavano che fossi fuggito dall’Italia per via del Coronavirus e mi hanno interrogato in una stanza per 2 ore e mezza».
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Ora Giampiero è ospite a casa degli zii che vivono nella contea di Orange Country in California. «La mia fortuna è stata proprio questa, io almeno in questi giorni di limbo so dove stare ma ci sono tanti altri italiani all’estero che non hanno questa fortuna. Qui non c’è lockdown, sono chiusi solo alcuni negozi e i ristoranti fanno solo consegne e asporto. Paura? Sì quella c’è, anche perché la gente va a lavorare, così come i miei cugini, e il rischio contagio aumenta giorno dopo giorno. Qui si attende ancora il picco ed è stato impossibile per me fare un’assicurazione sanitaria. In giro c’è tensione, la gente teme il peggio, specie dal punto di vista economico, e l’acquisto di armi è salito del 50%. Spero di rientrare presto in Italia». 
 

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