Covid-19, Vella: «Patente di immunità? Questo virus mica è la rosolia, si può riprendere»

Covid-19, l'esperto della Cattolica: «Patente di immunità? Questo virus mica è la rosolia, si può riprendere»
di Graziella Melina
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Mercoledì 15 Aprile 2020, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 10:09

«Questo virus ancora non sta mollando». Stefano Vella, ex direttore del Centro nazionale per la salute globale dell’Istituto Superiore di Sanità e docente di Global Health all’Università Cattolica di Roma, dopo il quotidiano bollettino del numero dei contagiati, non lascia spazio a ipotesi e a possibili nuovi scenari. «Ora serve cautela. Vediamo come saranno i dati del 3 maggio».

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Intanto non si riesce a capire come sta andando l’epidemia?
«Sarebbe utile vedere l’andamento nel tempo. Ragionare solo sui dati di ieri e di domani potrebbe portare a errori di sopravvalutazione o di sottovalutazione del problema. Comunque questi dati non mi tranquillizzano affatto: il virus c’è ancora e si trasmette anche attraverso infezioni asintomatiche. Quindi è molto pericoloso abbassare la guardia».

Ma degli asintomatici finora non abbiamo contezza.
«Alcuni dati mondiali dicono che il numero degli infetti è molto maggiore dei dati che conosciamo. Si stima siano 10 volte di più degli infettati quelli che hanno avuto l’infezione e che probabilmente è passata senza alcun sintomo. Per questo dobbiamo stare sempre distanti».

Almeno sappiamo se chi ha già avuto il Covid 19 ora è protetto?
«Non possiamo sapere se gli anticorpi che sono stati sicuramente sviluppati sono protettivi in funzione di una nuova ondata. Sono sicuro che la protezione di gregge effettivamente potrà esserci solo con un vaccino. Per questo virus nulla è assolutamente scontato».

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Questo vuol dire che la persona già contagiata può di nuovo ammalarsi?
«La quantità di anticorpi che si sviluppa in seguito all’infezione è molto variabile. Ci sono persone che addirittura hanno pochissimi anticorpi, e questo forse dipende dalla carica infettante. Ma non lo sappiamo. Sono ancora numerosi i punti oscuri di tipo scientifico su questo virus».

Quanto dura l’immunità?
«Stiamo cercando di capirlo. Pensiamo che ci siano alcuni mesi di protezione, ma non è comunque un’immunità duratura come quella che uno ha con la rosolia: in quel caso una volta sviluppati gli anticorpi poi la malattia non si prende più».
 


Quindi non ha senso ipotizzare una sorta di “patente di immunità”? 
«Va valutata con grande attenzione, non siamo sicuri che tutte le persone che hanno avuto il virus abbiano gli anticorpi che siano protettivi, siano cioè neutralizzanti. Per il momento non si sa. Ci sono studi in corso in tutto il mondo per capire la qualità e la quantità degli anticorpi che vengono sviluppati dopo l’infezione».

Troppo presto per pensare ad una fase 2?
«No, ma va pensata con grande cautela. Bisogna riaprire quelle attività necessarie per far ripartire il Paese, nello stesso tempo si deve riaprire tutto quello che permette un distanziamento sociale, e dove è possibile usare sistemi di protezione individuale. Ma intanto dobbiamo abbattere il numero delle nuove infezioni, non basta che il numero dei contagiati cali. Bisogna stare attenti». 

Ipotizza una data in cui sarà possibile ripartire, seppure in modo graduale?
«Preferisco dire: tieni duro altri 15 giorni, poi ti faccio sapere. É più onesto».
 

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