Era un affetto vero, quello che li legava. E anche i litigi, le riprese tv in una falsa camera da letto, erano soltanto una messinscena tra amici, e cioè tra loro e il grandissimo pubblico che li ha amati per svariati decenni.
Nato il 7 maggio 1922, considerato tra i padri nobili della televisione, oggetto di studio alla pari di Mike Bongiorno - sulla cui “fenomenologia” Umberto Eco ci ha lasciato pagine rimaste celebri - questo milanese doc è stato molto di più di un semplice presentatore televisivo, di una presenza tv capace di perpetuarsi, solo con “Casa Vianello”, per più di vent’anni. Lo ricorderemo più per i Caroselli con Ugo Tognazzi, dedicati al detersivo Olà, o quelli dedicati al caffé Paulista, già con Sandra Mondaini? Per Canzonissima? Per Sandra Raimondo Show?
Il suo senso dell’humor, di sapore quasi inglese, era proverbiale. Diceva di non avere rimpianti: «Se mi guardo indietro non ho pentimenti. Dovessi ricominciare, farei esattamente tutto quello che ho fatto. Tutto. Mi risposerei anche. Con un'altra, naturalmente».
Quando morì, a 87 anni, il 15 aprile 2010, per un blocco renale, il cuore dell’Italia profonda per un poco cessò di battere per simpatia.
Fu Marcello Marchesi - grandissimo umorista e talent scout di personaggi del calibro di Gino Bramieri, Walter Chiari, Gianni Morandi, Cochi e Renato, Paolo Villaggio - a convincerlo a recitare. Una volta raccontò così perché amava tanto Raimondo:
«Bombardamento. Batteria contraerea inceppata. Tutti via per i campi, lunghi stesi fra le zolle a bocca sotto. Mentre l'inferno continua, Raimondo si alza, solleva una zolla meno dura delle altre, la soppesa, si guarda in giro e la getta con forza sull'elmetto di un artigliere, rannicchiato e tremante.
"Aiuto... sono stato colpito... mamma!"
Raimondo si distende vicino a lui.
"Non è niente. Sta' tranquillo, sono stato io. Ti ho tirato un po' di terra, sei contento? Di' la verità: sei contento che sia stato io? Pensa se era una scheggia. Allegro, era uno scherzo." »
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