Si potrà così 'avere il polso' della pervasività del virus a livello territoriale ma anche in relazione ai diversi settori, definendo un profilo di rischio dei lavoratori in vista della fase 2 di riapertura del Paese a maggio. A stretto giro arriverà quindi la validazione da parte del Comitato tecnico scientifico dei test sierologici che verranno prescelti e che dovranno garantire elevata «sensibilità, specificità e applicabilità» a livello nazionale. Intanto dai territori arriva la richiesta di indicazioni univoche: «Sarebbe opportuno che il governo desse delle linee guida sui test sierologici per tutte le Regioni e che lo facesse in fretta, perché altrimenti rischiamo che ognuno vada per conto suo», afferma il presidente della Liguria Giovanni Toti. I test saranno «fondamentali per rimandare le persone a lavorare», dice. In realtà, però, Regioni e città già hanno iniziato a procedere per proprio conto.
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La Toscana ha annunciato oggi un accordo con 61 laboratori privati che permetterà di effettuare test sierologici per 400.000 persone, includendo anche i lavoratori dei servizi essenziali. Ed anche il caso del Lazio dove, nei prossimi giorni, partirà una campagna con 300 mila test per tutto il personale sanitario, le Rsa e le forze dell'ordine. In Lombardia, invece, saranno effettuati 20.000 test sierologici al giorno, dal 21 aprile, cominciando dagli operatori sanitari e dai cittadini che devono tornare al lavoro con particolare riferimento alle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi. La Campania ha invece deciso lo stop ai test sierologici nei laboratori privati accreditati, perchè non potrebbero essere garantite le misure di contenimento. Si attende comunque un parere del Ministero. E poi ci sono le iniziative dei singoli comuni: Robbio, nel pavese, ha proposto ai cittadini un test sierologico di massa su base volontaria, come sta già avvenendo a Cisliano, nel Milanese, dove stamani almeno 200 persone si sono messe in fila per aderire all'iniziativa.
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Ma i test «dovrebbero essere fatti a tutta la popolazione», afferma il primario della clinica Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti. «Un Paese maturo e organizzato - ha commentato a Tv2000 - deve rendere disponibili i test a tutti. Potrebbe essere uno strumento utile, insieme a misure di distanziamento e mascherine sui luoghi di lavoro, per tornare presto alla normalità», con chi ha sviluppato l'immunità che «può tornare a lavorare».
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