La chef Ornella De Felice: «In cucina noi donne dove non arriviamo con la fatica fisica, arriviamo con l’intelligenza»

Ornella De Felice
di Valentina Venturi
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Sabato 11 Aprile 2020, 17:26

Il mondo dei fornelli è ancora saldamente nelle mani degli uomini? «Le donne in cucina hanno un plus di energia, sentimenti e intelligenza, sebbene gli spazi siano ancora a forte presenza maschile. È un retaggio vecchio, passato, trapassato, trito e ritrito». Lo dichiara con convinzione Ornella De Felice, chef originaria di Nettuno, ma che gestisce un ristorante romano da otto anni.
 
Qual è il segreto delle donne in cucina?
«Non è vero che siamo deboli e che non abbiamo la forza fisica di accettare 16 o 18 ore di lavoro. Quello che ci differenzia è la testa, abbiamo un’intelligenza diversa: dove non arriviamo con la fatica fisica, arriviamo con l’intelligenza. È il nostro quid in più».
 
Si è mai trovata in situazioni difficili da gestire?
«Forse quando ho cominciato, nella stagione estiva di all’Ombra del Colosseo».
 
Come mai?
«Era la mia prima esperienza professionale a Roma: ero insicura, ma soprattutto intorno a me c’era un gruppo di sedici uomini. È stata dura. Quando ti raffronti con loro scopri che fanno branco: devi capire e interiorizzare il modo con cui danno valore alla persone. Quando riesci a comprenderlo e a farne parte sei uno del branco al di là che tu sia donna o uomo».
 
Linea di condotta che mantiene anche oggi?
«Non sono autoreferenziale, mi avvalgo di braccia e menti poderose. Da "Coromandel" dove sono chef e curo tutto, dalla colazione all’ultimo biscottino che accompagna il caffè, mi affiancano dei collaboratori bravi e capaci, con cui lavoro in sinergia».
 
Un ambiente rilassato?
«Ci sono momenti di stress, la cucina non è un circo né un parco giochi. Quando hai tanti impegni da portare a termine, la comunicazione può diventare stringata e sintetica, a volte non esistono né per favore né per cortesia. La necessità viene comunicata in termini coincisi e immediati».

Con altre sei chef donne ha dato vita al contest “Chef senza corona”. Di cosa si tratta?
«L’idea è nata ad Anastasia Paris, che ha composto il gruppo. Oltre a lei e a me ci sono Barbara Agosti, Alessandra Ruggeri, Martina Prospero, Valentina Pistoia e Ginevra Antonini. Invogliando chi sta a casa a partecipare cucinando un piatto specifico, cerchiamo di ridare alla cucina il suo significato originario: creare socializzazione. Siamo sette donne valorose!».
 
Perché "senza corona"?
«Ci riferiamo al coronavirus, a noi chef che non siamo infiocchettate ma donne di cucina, abituate alla praticità e alla responsabilità. E senza corona anche per darci un respiro di speranza».

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