Il ct Campagna: «Dai periodi difficili si impara: Italia, è il momento di crescere»

Il ct Campagna: «Dai periodi difficili si impara: Italia, è il momento di crescere»
di Gianluca Cordella
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Giovedì 9 Aprile 2020, 07:30

«Ognuno deve fare la sua parte». È il mantra dell’Italia che si sacrifica per superare un’emergenza sanitaria senza precedenti. E, a ben vedere, è anche la legge base degli sport di squadra. «Mettersi a disposizione del compagno senza tralasciare le proprie competenze: questo significa fare squadra. La metafora tiene più che mai per i giorni che stiamo vivendo. Ci sono i giocatori più bravi in prima linea e sono medici e infermieri. E poi ci sono quelli che stanno nelle retrovie, tutti noi, che dobbiamo collaborare facendo anche gesti molto semplici, come stare a casa». Parola di Sandro Campagna, ct del Settebello di pallanuoto campione del mondo
Lei insegna ai suoi giocatori come si superano le difficoltà.
«È un processo lungo, che dura mesi. Bisogna costringere la squadra a fare dei percorsi a ostacoli perché è solo attraversando le situazioni negative che si impara a venirne fuori. Lo scorso anno, prima dei Mondiali, abbiamo giocato male. Abbiamo perso molte partite e abbiamo faticato nelle vittorie. Tutto questo però ci ha dato informazioni su cosa avremmo dovuto aggiungere al nostro gioco. Non bisogna mai abbattersi e si deve tenere sempre presente l’obiettivo che si può raggiungere rispettando le regole, aiutandosi, avendo un atteggiamento di coesione». 
Il parallelismo con i nostri giorni continua...
«Da settimane ormai le vere Olimpiadi si stanno giocando nelle strutture sanitarie, Medici e infermieri sono gli atleti protagonisti e noi, come mondo dello sport, siamo chiamati a fare la nostra parte. Che prima di tutto è non avere la smania di riprendere al più presto: si tornerà a gareggiare quando gli scienziati ci diranno che è possibile farlo».
E nel frattempo?
«Possiamo sostenere chi è in prima linea: come mondo della pallanuoto abbiamo donato qualcosa di nostro da mettere all’asta per aiutare economicamente gli ospedali. E poi ci sono i social, attraverso i quali si può aiutare tanta gente a sentirsi meno isolata». 

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L’emergenza sanitaria ha “riabilitato” i social network?
«Sì, ma non soltanto nel rapporto tra atleti e tifosi. I miei giocatori li usano per stare in contatto fra loro e questo aumenta la coesione del gruppo. E poi attraverso i nostri canali Instagram e YouTube portiamo avanti anche i programmi di allenamento».
Allenamenti per ora finalizzati a tenersi in forma e basta, visto che è impossibile qualsiasi programmazione.
«La nostra voglia di vincere le Olimpiadi è stata spostata di 12 mesi ma resta uguale. Perciò ho detto ai miei ragazzi “cerchiamo di fare ora le cose che ci servono per essere migliori domani”. Per crescere non serve solo tenere il fisico in attività: per questo i giocatori stanno facendo corsi di meditazione e di disegno, per sviluppare la creatività. Sto mandando loro dei video di partite e aspetto le loro analisi: è un modo per sapere qualcosa in più sull’intelligenza pallanuotistica di ognuno». 
È la crescita dell’uomo che porta al miglioramento dell’atleta...
«Per me questa è la resilienza: la capacità, attraverso il cambiamento, di adattarsi alle nuove situazioni. Restare fermi significa farsi sopraffare dal presente ma lo sport insegna che bisogna sempre anticipare: chi si organizza prima e meglio potrà festeggiare quando si tornerà alla normalità».
Tokyo è l’unica certezza per il futuro?
«Come date, sì. Il rinvio, inevitabile, ci ha messo davanti a una situazione complicata perché dovremo riportare i giocatori in forma senza il ciclo della stagione. Allenarsi senza i riferimenti delle varie competizioni rende il tornare in forma più complesso che dopo un brutto infortunio. E nel 2021 ci saranno anche i Mondiali». 
Dalle sue parole si capisce che ci sono poche chance di veder ripartite il campionato.
«Abbiamo sul tavolo 3 o 4 opzioni, potendo sfruttare la possibilità di giocare anche ad agosto e settembre. Ma non so quanti avranno la possibilità di ripartire, gli impianti sono chiusi da tempo, gli stranieri andati via. Riuscire a fare almeno dei playoff a 4 o a 6 basati sulla classifica dell’andata sarebbe determinante per far riprendere il ritmo partita ai giocatori azzurri. E se proprio non si riuscirà a fare nulla di tutto questo porterò i nazionali in raduno per due mesi». 
Proprio non riesce a vedere il bicchiere mezzo vuoto?
«Bisogna trasmettere solo la voglia di reagire, nessun problema è permanente.

Mi piace pensare che in futuro ricorderemo questo momento come un’opportunità di crescita che è stata colta».

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