Scontro su Mes e Covid-bond: l'Eurogruppo è spaccato Di Maio: intesa rapida o crolliamo tutti

L'Olanda: «No ai coronabond, sì Mes con condizioni». Di Maio: «Accordo rapido o crolliamo tutti»
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Martedì 7 Aprile 2020, 17:36 - Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 08:00

È una maratona negoziale quella che affrontano i ministri dell'economia, nell'Eurogruppo più difficile dai tempi della crisi dell'euro. Divisi su come dare una risposta comune e adeguata allo shock economico da pandemia, cercano di approvare «il pacchetto economico più ambizioso di sempre», come l'ha definito il presidente Mario Centeno. Ma perché il pacchetto passi, deve esserci tutto: dal Mes voluto dai Paesi del Nord agli Eurobond proposti dal Sud. Altrimenti il tavolo salterà. Il premier Giuseppe Conte l'ha detto molto chiaramente alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen: «L'Italia non accetterà compromessi a ribasso».

​ Il negoziato è difficile e la riunione, iniziata alle 16 già in ritardo di un'ora, continua ad accumulare ritardi fino a notte, infilando una pausa dietro l'altra per consentire ai ministri di lavorare sul testo delle conclusioni accettabili da tutti. Centeno, che presiede la riunione, super partes per ruolo istituzionale, cerca però di aiutare i Paesi del Sud e fa entrare nelle conclusioni un riferimento alla proposta francese sugli Eurobond, cioè il Recovery fund. Sfidando i 'nò di Germania e Olanda. «Lavoriamo duro per arrivare ad un accordo», fa sapere fino a notte il portavoce di Centeno. 

L'obiettivo sarebbe riuscire ad approvare un testo che contenga una formulazione accettabile di Mes e una di Eurobond, e passare rapidamente la palla ai leader. Del resto l'Eurogruppo è un tavolo tecnico, non può prendersi la responsabilità di decidere su un tema tanto sensibile politicamente, può solo formulare proposte al vertice Ue, che si riunirà dopo Pasqua. Il pacchetto che i ministri passano in esame comprende tre punti. Il primo è il sostegno ai Paesi, attraverso l'utilizzo di un Mes alleggerito delle sue condizionalità più rigide e in grado di dare crediti per 240 miliardi di euro. Ogni Paese potrebbe prendere in prestito fino al 2% del proprio Pil, e per l'Italia sarebbero circa 35 miliardi. Il secondo punto è il sostegno ai lavoratori, con un meccanismo da 100 miliardi per aiutare la cassa integrazione dei 27 Paesi Ue. 


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Il terzo è il sostegno alle imprese, con la Bei che entra in campo per far arrivare 200 miliardi alle Pmi. In tutto sono 500 miliardi, appena un terzo dello stimolo necessario a far ripartire l'economia europea secondo i calcoli della Commissione Ue. Così composto, il pacchetto quindi non può funzionare. E non solo perché l'Italia si oppone all'utilizzo del Mes, ma anche perché non c'è un chiaro riferimento agli Eurobond. La Francia l'ha detto con fermezza alla vigilia della riunione: se la sua idea di Eurobond, cioè un fondo temporaneo di solidarietà, non sarà sostenuto dall'Eurogruppo fin da subito, non darà il suo via libera al Mes. E non basta il vago accenno inserito frettolosamente nella prima versione di conclusioni.

Il fronte del Sud sembra quindi compatto nel puntare i piedi: «Che si chiamino eurobond o coronabond, che sia un meccanismo dentro o fuori di quanto già esiste nell'Ue è secondario, l'importante è andare uniti sui mercati finanziari per garantire la ripresa», ha detto la ministra dell'Economia spagnola, Nadia Calvino. «La Spagna è nel gruppo di Paesi con Italia e Francia, ma non solo. Sono numerosi gli Stati che lavorano a meccanismi di condivisione del debito», spiega la ministra che guarda ad una proposta che sia «operativa al più presto». È un messaggio chiaro al fronte del Nord, che vorrebbe approvare subito soltanto il pacchetto in tre punti di risposta all'emergenza, e mandare a casa il Sud con la promessa di discutere gli Eurobond in futuro, dopo aver fatto la conta dei danni di ognuno.

La concessione che i rigoristi sono disposti a fare è soltanto sulla condizionalità del Mes: alleggerirla, ma cancellarla del tutto sarebbe impossibile, perché una forma di controllo su come vengono spesi gli aiuti dovrà esserci per forza. Francia, Italia e Spagna però non mollano: i debiti che si faranno per rimediare ai danni dell'epidemia - almeno una parte - devono essere messi in comune, altrimenti l'Eurozona ne uscirà troppo frammentata, e alcuni verrebbero ingiustamente penalizzati da quello che è uno shock simmetrico, cioè che non risparmia nessuno. Ma anche la Commissione è divisa sulla questione dei debiti: la presidente Ursula von der Leyen e il vicepresidente Valdis Dombrovskis continuano a sostenere che il piano Marshall può essere nel bilancio Ue, mentre i commissari Gentiloni e Breton lanciano una loro idea di Eurobond.


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