Coronavirus, Onu: «Chiudere i wet market, quell'inferno per gli animali dove nascono le pandemie»

Anche l'ONU contro i "wet market". (immagine pubblicata da Adnkronos)
di Remo Sabatini
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Mercoledì 8 Aprile 2020, 11:21 - Ultimo aggiornamento: 11:26

Basta con i mercatini dell'orrore. A chiedere a gran voce la chiusura globale dei "wet market", dove vengono uccisi animali  vivi per soddisfare il cliente, (il nome deriva in parte dal sangue, dalle viscere e dall’acqua che bagnano i pavimenti). Un vero inferno per gli animali che vivono le loro ultime ore di vita nel terrore, assistendo alle brutali uccisioni dei loro simili fatte al momento per soddisfare i clienti che desiderano carne appena macellata anche l'Onu che, con Elizabeth Maruma Mrema, responsabile ad interim della convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità, è intervenuta in merito ad una questione che, dopo l'emergenza mondiale Covid-19 si fa sempre più scottante. "Il messaggio che ci arriva  anche da questa emergenza, ha dichiarato Elizabeth Maruma Mrema in una intervista al Guardian, è che dobbiamo prenderci cura della Natura.

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Sarebbe bello vietare quei mercati che utilizzano animali vivi come è stato fatto, ad esempio, in alcune città cinesi e in altri Paesi ma al contempo, ha sottolineato, non dobbiamo dimenticare che ci sono comuinità rurali molto povere, soprattutto in Africa, per le quali il solo sostentamento è rappresentato proprio dalla fauna selvatica. Per questo, ha concluso, a meno che non riusciamo a trovare alternative per tutte queste comunità che significano milioni di persone, ci potrebbe essere il pericolo di incrementare il commercio illegale di animali selvatici che, già ora, sta portando sull'orlo dell'estinzione diverse specie animali".

L'opinione della rappresentante dell'Onu è stata condivisa anche dal segretario generale della China Biodiversity Conservation and Green Development Foundation, Jinfeng Zhou che ha invitato le autorità del suo paese a rendere permanente il divieto adottato sui mercati della fauna selvatica. I cosiddetti "wet market" (mercatini umidi) prendono il nome dalla triste usanza di vendere animali vivi, anche selvatici, che vengono macellati sul posto. Inutile sottolinare la pressochè totale assenza di igiene, di frigoriferi e, soprattutto, di quale che sia cautela adottata per non far soffrire inutilmente gli animali che muoiono tra atroci sofferenze. Il termine "umido" deriva da quel vero e proprio raccapricciante tappeto fatto di sangue e resti animali calpestato quotidianamente da venditori, curiosi e avventori.

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