Pedofilia, il cardinale Pell è libero: prosciolto dall'Alta Corte. E ora il suo caso fa riflettere il Papa

Pedofilia, il cardinale Pell è libero: prosciolto dall'Alta Corte. E ora il suo caso fa riflettere il Papa
di Franca Giansoldati
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Martedì 7 Aprile 2020, 08:29 - Ultimo aggiornamento: 12:54

Città del Vaticano – Il cardinale George Pell ha vinto. L'ex ministro dell'economia si è sempre proclamato innocente senza mai retrocedere di un millimetro. Ha sopportato stoicamente ogni passaggio infamante del processo che in Australia lo ha visto condannato, in primo e secondo grado, per pedofilia. Ha sopportato il carcere, l'isolamento, gli insulti, l'emarginazione e persino, per certi versi, l'abbandono pubblico da parte del Papa e del Vaticano.

Stamattina Francesco, nella messa a Santa Marta, ha pregato per le persone contro le quali ci si accanisce con sentenze ingiuste. «In questi giorni di Quaresima abbiamo visto la persecuzione che ha subito Gesù e come i dottori della legge di sono accaniti contro di lui. È stato giudicato con accanimento essendo innocente. Vorrei pregare per tutte le persone che soffrono una sentenza ingiusta per l 'accanimento» ha detto senza però fare alcun riferimento spiecifico al caso Pell.

Pedofilia, il cardinale Pell prosciolto in Australia da ogni accusa
 

 


Per difendersi meglio, tre anni fa, aveva lasciato il suo incarico in curia e rinunciato ad ogni paracadute diplomatico, compresa l'immunità, per potersi difendere meglio. Ieri l'alta corte australiana lo ha prosciolto definitivamente da ogni accusa. Il verdetto è stato unanime da parte di tutti i giudici. Pell torna così libero e per il Papa e la curia – che in questo periodo non hanno mai speso troppe parole per difenderlo pubblicamente – potrebbe iniziare un percorso di riflessione interna. 

 Pell condannato per pedofilia a sei anni con un minimo di 3 anni e 8 mesi, sentenza confermata lo scorso agosto in appello dello stato di Victoria, è stato prosciolto dall'Alta corte, l'organo di giudizio finale australiano. Era stato dichiarato colpevole di aver abusato sessualmente nel 1996 nella affollata sacrestia della cattedrale di Melbourne, dopo una festa patronale, quando ancora era arcivescovo della diocesi, di due coristi di 13 anni. Una storia che faceva acqua da tutte le parti, con particolari sul presunto abuso ritenuti improbabili.

In una dichiarazione Pell ha sottolineato che il suo processo «non era un referendum sulla Chiesa cattolica, né su come le autorità della Chiesa in Australia hanno trattato il crimine della pedofilia tra i preti». Il cardinale ha quindi affermato di aver «sofferto di una grave ingiustizia» che «è stata rimediata oggi» con la decisione unanime dell'Alta corte». Ha aggiunto di non nutrire alcun risentimento verso il suo accusatore: «Non voglio che il mio proscioglimento aggiunga alla sofferenza e amarezza che tanti sentono».

L'Alta Corte ha concluso la sentenza affermando che «rimaneva una ragionevole possibilità che il reato non avesse avuto luogo», cioè l'assenza di ogni ragionevole dubbio. Ha anche stabilito che le testimonianze di altri testimoni erano incongruenti con la testimonianza del denunciante, i quali hanno tutti affermato che l'ex arcivescovo di Melbourne era solito a salutare i parrocchiani sulle scale davanti alla cattedrale, per periodi fino a 15 minuti dopo la messa, gli stessi minuti in cui era accusato delle molestie nella sacrestia.

Difficile dire cosa voglia fare Pell ora che è libero, se restare in Australia oppure fare ritorno in Vaticano. Secondo alcune voci non confermate il cardinale potrebbe ritirarsi in convento. 

Uno dei primi commenti sulla assoluzione è arrivato dal cardinale Camillo Ruini: «Sono estremamente felice per l'assoluzione del cardinale George Pell dall'accusa di pedofilia. Mi legano a lui profonda amicizia e grandissima stima. Non ho mai dubitato della sua innocenza, ora finalmente riconosciuta. Pell è un autentico testimone di Gesù Cristo che ha pagato un prezzo durissimo per la sua fedeltà al Signore e alla Chiesa. Il suo esempio di coraggio e di generosità è una luce per tutta la Chiesa»

Dopo la sentenza dell'Alta corte australiana, a nome della Conferenza episcopale australiana si è espresso il presidente, monsignor Mark Coleridge: «la sentenza sarà accolta con favore da coloro che credono nell'innocenza del cardinale, mentre sarà devastante per gli altri». Quindi ribadisce «l'impegno incrollabile della Chiesa per la sicurezza dei bambini e per una risposta efficace ai sopravvissuti e alle vittime di abusi sessuali su minori».

Un freddo comunicato emesso dal Vaticano in tarda mattinata ha commentato la sentenza affermando che la santa Sede «ha sempre riposto fiducia nell'autorità giudiziaria australiana». Al contempo «riafferma il proprio impegno a prevenire e perseguire ogni abuso nei confronti dei minori».

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