Coronavirus, passaporto per gli immunizzati: pronti test e parametri: analisi per chi fa lavori strategici

Coronavirus, passaporto per gli immunizzati, pronti test e parametri: territorio, genere ed età, lavori strategici
di Marco Conti e Cristiana Mangani
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Martedì 7 Aprile 2020, 01:02 - Ultimo aggiornamento: 14:46

Alla fine l’ha spuntata il Pd e oggi pomeriggio, in contemporanea alla riunione dell’Eurogruppo, si riunirà a palazzo Chigi la cabina di regia per avviare la stesura di un piano di riapertura dopo la fase più acuta dell'emergenza coronavirus.

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In videoconferenza il presidente del Consiglio Conte raccoglierà i componenti il Comitato tecnico scientifico, i ministri Speranza, Franceschini, Bellanova e Fraccaro. A tutti gli effetti si tratta della prima riunione in vista della fase2 e nelle intenzioni del premier la composizione della cabina di regia potrebbe allargarsi - a seconda delle necessità - anche a rappresentanti sindacali e imprenditoriali, oltre che regionali.

Dopo l’accelerazione di Iv, a spingere per la messa a punto di un piano sono stati soprattutto i dem anche per le pressioni che arrivano al Nazareno dal mondo produttivo. Dopo gli scontri avvenuti nella fase di chiusura e della stesura dei protocolli di sicurezza, ora anche i sindacati sono preoccupati, al pari degli imprenditori, di ciò che potrà accadere quando scadranno le nove settimane che impediscono i licenziamenti. Mettere nero su bianco un piano per avviare la «ripartenza modulare», dovrebbe anche servire a non ripetere il caos registrato nella fase delle chiusure.

LA REALTÀ
Se il trend di morti e contagi continuerà nella sua lenta discesa, la politica sembra intenzionata a riprendersi i suoi spazi affiancandosi al tavolo tecnico che è sempre al lavoro e che ieri si è ritrovato per tentare di dare regole omogenee sull’uso del test sierologico. Molte regioni d’Italia chiedono di poterlo utilizzare proprio in vista di una fase 2 che dovrebbe riportare gradualmente le persone per strada. «Posso annunciare che sono iniziati i test sierologici sui dipendenti della sanità - ha dichiarato il governatore del Veneto Luca Zaia - Siamo stati i primi a parlarne, e oggi è realtà. La prova sierologica si farà su un campione rappresentativo di 2 o 3 mila casi».

Sulla validità di questi esami gli esperti sembrano divisi, esiste il rischio dei falsi positivi. Per questa ragione si procede con cautela. Oggi il ministro della Salute Roberto Speranza terrà una conference call con le Regioni. Va definito in che modo debbano essere raccolti i dati che arrivano dalle varie parti del Paese. E se già si prospetta una campionatura per centinaia di migliaia di persone, resta da definire la piattaforma che gestirà l’intero patrimonio di informazioni. Il lavoro da fare è ancora tanto, e comunque è tutto focalizzato sulla seconda parte dell’emergenza coronavirus, quella che inizierà, probabilmente, dagli inizi di maggio, anche se qualche opportunità, già da dopo Pasqua, potrebbe essere concesse ad alcune filiere produttive dove è possibile applicare i protocolli di sicurezza.
Non sembra comunque che si dovrà aspettare molto per ottenere l’ok ai test.

Secondo il presidente del Css (Consiglio superiore di sanità) Franco Locatelli, la validazione è un momento essenziale per individuare test a «elevata sensibilità e specificità» applicabili «su scala nazionale», per evitare il rischio di disomogeneità fra le varie regioni, alcune delle quali sono già partite. Per definire i campioni di popolazione sui quali andranno prioritariamente effettuati - ha aggiunto Locatelli - «stiamo tenendo conto di vari criteri, tra i quali le fasce d’età, le aree territoriali anche sulla base della valenza epidemica, la differenza di genere uomo-donna, i profili lavorativi in relazione alle attività di maggiore valenza strategica».

I test dovranno rilevare quali soggetti hanno sviluppato anticorpi al nuovo coronavirus SarsCov2 e sono pertanto immuni, ciò anche in previsione di una graduale riapertura del Paese partendo presumibilmente dalle attività e settori maggiormente strategici. Il fine è anche quello di arrivare ad un cosiddetto “passaporto di immunità” che potrebbe essere utilizzato quale criterio per il rientro lavorativo.
 

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