Preparano il pranzo delle Palme a medici e infermieri dell'ospedale di Cassino, ex colleghi del padre

Preparano il pranzo delle Palme a medici e infermieri dell'ospedale di Cassino, ex colleghi del padre
di Elena Pittiglio
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Lunedì 6 Aprile 2020, 22:37

Miriam, Daniele e Simone sono la moglie e i due figli di Michele De Simone, tecnico di laboratorio in servizio per quasi quaranta anni all’ospedale di Cassino, morto improvvisamente a 60 anni il 2 aprile del 2017. Insieme gestiscono un ristorante a San Giorgio a Liri. Quel ristorante era il sogno di Michele, tra l’altro, impegnato politicamente per anni nella Sinistra provinciale e regionale.

Un progetto che avrebbe dovuto rappresentare la sua nuova vita, una volta lasciato l’ospedale per la pensione.

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Purtroppo la morte l’ha colto prima che il progetto prendesse forma. Ma il sogno è stato realizzato dai suoi cari. Che ieri hanno voluto donare una domenica diversa agli ex colleghi di Michele.

Per la Domenica delle Palme hanno cucinato per i medici e gli infermieri in servizio al “Santa Scolastica”. Così, dopo aver richiesto tutte le autorizzazioni necessarie, Daniele e Simone hanno consegnato i pasti proprio nelle mani degli ex colleghi, ma soprattutto nelle mani di coloro che per tanti anni hanno fatto parte della loro seconda famiglia.

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«È un modo per dire grazie a chi è in prima linea. È un modo per stare vicino agli ex colleghi, a coloro che per anni con nostro padre hanno condiviso tutto» riferisce Daniele.

«L’ospedale per noi è, ancora oggi, non solo il luogo dove nostro padre ha lavorato per quasi quaranta anni. Ma rappresenta il luogo dell’altra famiglia, degli amici di papà. Ma è anche il luogo della sofferenza. Lo è stato per noi, quando nostro padre è venuto a mancare. E lo è oggi per molte famiglie che hanno i familiari ammalati».

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Il pranzo delle Palme di Miriam, Daniele e Simone è stato un modo per dire grazie al personale dell’azienda ospedaliera di Cassino, impegnato con tutte le forze a lottare contro l’emergenza coronavirus.

«Ci siamo chiesti: papà in questa circostanza cosa avrebbe fatto? La risposta è semplice: sarebbe stato sempre presente in ospedale e avrebbe sacrificato i suoi affetti familiari per aiutare il prossimo. A mamma avrebbe detto: cucina qualcosa. E allora lo abbiamo fatto noi. La cosa positiva in questo momento difficile – sottolinea sempre Daniele – è che riemergano valori che prima sembravamo aver dimenticato. Ci stiamo focalizzando di più sulla condivisione. E’ questo il bello che dobbiamo cogliere da questa vicenda, che sta segnando tutti».

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