Affitto pagato dallo Stato e 350 euro a settimana di sussidi, la quarantena di un cuoco ciociaro a Dublino

Affitto pagato dallo Stato e 350 euro a settimana di sussidi, la quarantena di un cuoco ciociaro a Dublino
di Emilano Papillo
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Lunedì 6 Aprile 2020, 22:18

Era pronto a tornare in Italia per rivedere i suoi familiari e i suoi amici, ma l’epidemia lo ha bloccato a Dublino, dove vive da oltre sei anni. È la storia di Matteo Musa, 29 anni di Morolo, che dopo essersi diplomato brillantemente all’istituto alberghiero “Buonarroti” di Fiuggi, stabilitosi da tempo in Irlanda

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«Sette anni fa, dopo il diploma, sono andato a Dublino per un viaggio. La città mi ha subito affascinato. Ho provato a trovare lavoro in Italia ma non riuscendovi ho deciso con zaino in spalla e pochi soldi di trasferirmi e tentare l’avventura all’esterno. Ho fatto un po’ di tutto, lavapiatti, cameriere fino ad arrivare a diventare chef. Ora - spiega Matteo Musa - lavoro per una famiglia che ha vari locali e ristoranti in città. Cucino per loro. Mi trovo benissimo. Certo mi manca Morolo e la famiglia, gli amici ma con i social network sono in continuo contatto con loro».

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Le misure a Dublino
Nei giorni scorsi, anche in Irlanda, è scattata la quarantena: «Mi sento con la famiglia, parenti ed amici in Italia dove la situazione è molto brutta. Qui debbo dire il Governo è molto all’avanguardia. In questo periodo che stiamo fermi ci pagano 350 euro a settimana più ci pagano l’affitto. Io vivo in appartamento da solo ed ho tutto».
Come trascorre la quarantena Matteo? «Cucino, mangio anche troppo, tanta musica ed un po’ di attività sportiva. Usciamo il minimo necessario per la musica. Per fortuna i social ci aiutano molto. Mi informo su Morolo, sono tifoso della locale squadra di calcio e gli auguro tutti i beni. Non vedo l’ora di tornare a riabbracciare la mia famiglia».

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«Un paese ideale»
Matteo non pensa di rientrare in maniera stabile in Italia. «Qui mi trovo molto bene. Mi hanno accolto come un figlio. Rispetto all’Italia il rapporto tra il datore di lavoro ed il lavoratore è più improntato al dialogo e al confronto. In Italia conta solo il datore ed il dipendente spesso non ha rapporto se non quello di stare ai suoi ordini. Ai miei amici consiglio di provare una esperienza anche breve a Dublino. I piatti italiani? Certo sono i miei preferiti, ma ormai cucino un po’ di tutto. In Italia non avrei mai avuto queste soddisfazioni. Sogno di aprire un locale di mia proprietà».

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