Appello Onu contro la violenza in casa. E in Italia sos per centri: «Servono più spazi»

Appello Onu contro la violenza in casa. E in Italia sos per centri: «Servono più spazi»
di Maria Lombardi
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Lunedì 6 Aprile 2020, 12:16 - Ultimo aggiornamento: 13:54

Proteggere le donne, le ragazze e i bambini confinati a casa dalle violenze domestiche. Dopo l'appello dell'Oms, adesso anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, lancia l'allarme: l'isolamento espone le vittime al rischio di subire abusi senza avere nemmeno la possibilità di chiedere aiuto. Nella regione cinese dell'Hubei, durante il lockdown, le violenze sono più che raddoppiate. In Francia si è registrato già un aumento del 30 per cento. In Argentina 9 femminicidi in pochi giorni. Un'emergenza che riguarda tutti i paesi e si aggiunge a quella sanitaria.

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Le farmacie. In Italia nelle prime settimane della quarantena le chiamate ai centri antiviolenza erano diminuite in modo preoccupante. Ma la campagna di comunicazione del governo sul numero 1522 comincia a dare qualche risultato. Le richieste di aiuto tornano ad  aumentare. E in campo sono scesi anche i farmacisti che, con un protocollo firmato dalla federazione, si impegnano a promuovere il 1522 e a dare le informazioni alle donne che si rivolgono a loro in cerca di aiuto. 
«Ma non si sostituiscono alle forze dell'ordine», come ha precisato la ministra della Famiglia Elena Bonetti. 

«Le farmacie rappresentano in questo momento un importante presidio per le vittime di violenza, sia per la prossimità con le famiglie e con chi si trova in una situazione di pericolo sia per il rapporto confidenziale che tante volte si crea con il farmacista e che adesso può essere di grande aiuto», l'avvocato Andrea Catizone, portavoce di "Staffetta democratica" è stata tra le promotrici dell'appello al premier Conte perché il governo intervenisse in soccorso delle donne a rischio violenza e della campagna "Mascherina 1522", sul modello dell'iniziativa lanciata in Spagna, per coinvolgere anche le farmacie nella tutela delle vittime. “Mascherina 1522”, una sorta di nome in codice che equivale a una richiesta di aiuto. 

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I centri. Un tassello che va ad aggiungersi alle altre iniziative, dalla circolare del capo della polizia Franco Gabrielli ai prefetti e ai questori per sollecitare la massima attenzione su questo fronte alla app Youpol della polizia di Stato che può essere scaricata sui cellulari e utilizzata da chi sia vittima o testimone di episodi di violenza domestica per chiedere aiuto. «Il messaggio chiaro che arriva da tutte queste iniziative è che le limitazioni non riguardano le violenze e le donne non devono sentirsi nè sole nè demoralizzate - aggiunge Catizone - ma devono continuare a denunciare anche in questa situazione di emergenza. Adesso c'è bisogno però di rafforzare le strutture di emergenza e garantire maggiore spazio ai centri antiviolenza e alle case rifugio. Sono luoghi in cui va garantita la distanza necessaria per la sicurezza delle ospiti: quando una donna chiede protezione deve essere sottoposta al tampone per accertare che sia negativa. Fino a quando non arriva la risposta è obbligatorio che stia in isolamento. Dunque gli attuali spazi non bastano. Le Regioni potrebbbero stipulare accordi con gli hoetl vuoti per accogliere temporaneamente le vittime di violenza».   
Nei giorni scorsi comunque la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti ha firmato il decreto con iter straordinario per l'erogazione di 30 milioni di fondi antiviolenza. «Questo tempo drammatico in cui continuano a raggiungerci notizie di violenza domestica, fino al femminicidio - ha spiegato il ministro - ha reso doveroso e necessario un intervento straordinario. Perché i centri antiviolenza e le case rifugio possano lavorare sentendo il nostro sostegno e perché le donne vittime di violenza sappiano che la loro vita è importante per tutti noi. C'è un Paese intero che - conclude - le vuole libere dalla violenza ed è pronto a sostenerle».

 

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