Coronavirus, da Palazzo Chigi alla Rai è boom di task force anti fake news

Coronavirus, da Palazzo Chigi alla Rai è boom di task force anti fake news
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Domenica 5 Aprile 2020, 17:02
Ci arriva addosso di tutto: inganni plateali, omissioni, manipolazioni, inesattezze. Ovvero bufale e fake news. E così dilaga una presunta dichiarazione rilasciata dalla scienziata serissima Ilaria Capua, virologa e direttrice dello One Health Center of Excellence all’Università della Florida, pur non avendolo mai detto viene accreditata come quella secondo cui cani e gatti sono i veri portatori contagiosi di coronavirus. Ed è una sorta di automatismo: ogni balla procura un allarmismo a vanvera, un veleno sociale pericolosissimo.

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L’ha sentita quella della vitamina C che debella il coronavirus. E quella dei droni che distano disinfettante sulle città e uccidono il morbo salvando le persone? E quella tremenda e falsissima dei dottori del Niguarda, che lasciano morire i pazienti anziani o non intubano i più vecchi? Non facile dire basta a questo sciame virale di balle ma ci si prova. E fioccano le creazioni di task force, di unità di combattimento contro la propagazione di fake. La Rai ha istituito la sua, ma ora anche Palazzo Chigi è corso ai ripari. Il premier Conte insieme al sottosegretario alla presidenza del consiglio Andrea Martella ha voluto un organismo di pronto intervento. Si tratta di una unità di monitoraggio sulle informazioni relative al Covid 19 sul web e sui social network. Affidata ad esperti dell’informazione, la task force ha vari compiti: dall'analisi delle modalità e delle fonti che generano e diffondono le fake news, al coinvolgimento di cittadini ed utenti social per rafforzare la rete di individuazione, al lavoro di sensibilizzazione attraverso campagne di comunicazione.

Tutto questo in stretta collaborazione con Agcom, Ministero della Salute, Protezione Civile ed avviando partnerships con i soggetti del web specializzati in fact-checking, i principali motori di ricerca e le piattaforme social. Bene? Ma certo. Anche se subito sui social divampa la polemica: il governo come fa a decidere ciò che è vero da ciò che è falso? Non è che si vogliono censurare le idee alternative? Non c’è il pericolo che lo Stato si erga a controllore e giudice delle idee? Il tema è scivoloso, naturalmente, e molto delicato. Un governo e la sua tivvù pubblica che decidono però di affrontare la mega questione delle fake non possono essere liquidati come elementi di un’operazione ideologica o addirittura totalitaria.

Dunque da parte di tutti occorre maneggiare con cura gli organismi che si occupano di come viene mediaticamente trattato il tema virus. Il problema - esempio: come trattare e come discernere tutti quelli che da ogni parte del pianeta sostengono di avere quasi il vaccino pronto e il mio sarà migliore del tuo e ci si rivolge ai media per passargli veline e garantisti appoggio? - se lo sono posto anche i grandi colossi mondiali della comunicazione. Twitter ha indurito le sue politiche sulla disinformazione a proposito del Covid 19, promettendo di cancellare non solo i tweet falsi ma anche quelli che parlano del virus discostandosi apertamente dalle raccomandazioni delle autorità sanitarie internazionali. Twitter ha rimosso messaggi del dittature venezuelani Maduro che consigliava certi rimedi casalinghi per liberarsi dal virus. E così ha fatto anche con due tweet del presidente brasiliano Bolsonaro e con Rudy Giuliani, consulente di Trump, che che promuoveva un farmaco come “100 per 100 efficace” contro il Covid 19. Facebook e YouTube a loro volta hanno annunciato e stanno praticando nuove regole durissime contro le balle e le strumentalizzazioni.

I big del mondo social insomma hanno deciso che era ora di assumersi più responsabilità, per evitare il rischio immenso di essere giudicati conniventi di un danno globale alla salute pubblica. Ed è questo, più in piccolo, il cruccio che sta alla base del proliferare di task force in Italia con l’obiettivo di arginare la cosiddetta infodemia. Quella in cui si annidano e da cui si propagano leggende su farmaci tenuti nascosti da misteriose centrali di spionaggio industriale, su sperimentazioni militari segrete, su complotti internazionali, su terribili animali contagiosi, su profezie cabalistiche che assicurano la fine del mondo o la salvezza dell’universo. Le voci arrivano dallo sconosciuto della rete come dai giornalisti accreditati che hanno fatto proprio il principio di assecondare a ogni costo ciò che funziona. E perfino figure istituzionali - s’e detto di Bolsonaro - partecipano a questa deriva. Quanto alla task force di Palazzo Chigi, in attesa di vedere come si comporterà, in rete i dubbi si sprecano. Con argomentazioni così su Twitter: “Le fake news per il covid19 sono state pubblicate anche dal governo, quindi ora si accetteranno solo quelle provenienti da loro. Questa è, in ogni caso, una limitazione della libertà di opinione. Ciechi siamo e ciechi restiamo”. Oppure: “La task force creata dal governo per contrastare le fake news come primo compito si troverà a dover combattere le fake news diffuse dal governo. Vedi la questione mascherine, per dirne una”.
Si annuncia dunque complicatissimo il lavoro del gruppo riunito da Palazzo Chigi (comprende specialisti come Riccardo Luna e Francesco Piccinini) e c’è curiosità di vederne i risultati.




 
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