Coronavirus, il biologo Bucci: «Dall'Avigan alla clorochina dilaga la spazzatura scientifica»

Coronavirus, il biologo Bucci: «Dall'Avigan alla clorochina dilaga la spazzatura scientifica»
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Domenica 5 Aprile 2020, 13:31 - Ultimo aggiornamento: 16:10

Coronavirus. «Ci stiamo affidando a spazzatura scientifica», metà delle pubblicazioni scientifiche sul Covid-19 pubblicate da gennaio ad oggi non hanno base verificata, quindi è meglio non avere informazioni». È il monito del biologo Enrico Bucci, Adjunct Professor della Temple University di Philadelphia, parlando nel corso degli appuntamenti pubblici che ogni sabato sono disponibili al pubblico sulla pagina Facebook dell’Associaizone Coscioni. «La comunicazione scientifica è in crisi: studi di cattiva qualità basati su un insufficiente potere statistico possono essere usati dalle autorità che supportano uso di soluzioni come la clorochina, come fa Trump».  «Altro esempio di cattiva produzione scientifica è il caso Avigan - continua Bucci - una bufala inventata da uno youtber, che ha portato a sperimentazioni e alla contemporanea richiesta di autorizzazione all' Aifa, senza il minimo supporto di evidenze solide sull'efficacia contro il virus, se non uno ci stiamo affidando a spazzatura scientifica».

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«Ci stiamo affidando a spazzatura scientifica, rilanciata da una cassa mediatica continua. L'improvvisa attenzione alla scienza - denuncia - sta portando all'abbassamento dello standard di qualità del prodotto. Ci troviamo molto presto a recepire informazioni false, che è peggio che non avere informazioni. Risulta urgente un centro di controllo della qualità della produzione e della comunicazione scientifica». «Ho esaminato database di 1.636 pubblicazioni scientifiche da gennaio sul Covid (ciò che è stato indicizzato su PubMed): prima cosa che si osserva: oltre la metà delle pubblicazioni è fatta di editoriali e lettere. Tra questi mezzi particolari che non rientrano nel campo degli articoli scientifici classici - sottolinea - ci sono pezzi che parlano di veicolazione in aria del virus», conclude il componente dell'Associazione Luca Coscioni

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