Dodici mesi fa scoppiò nella Capitale il caso rom nelle periferie, in particolare la zona Est della città, tra assegnazioni (legittime) di immobili popolari e trasferimenti in zone già cariche di problemi. Decisioni che provocarono subito la reazione di questo lembo di città, da anni abbandonato a se stesso. Polemiche dei residenti esasperati, lotta tra ultimi, la destra pronta a soffiare sul fuoco, la giunta Raggi presa in contropiede.
Si arrivò – dopo la spinta di Luigi Di Maio preoccupato di cedere voti all’alleato Salvini, cosa comunque avvenuta – a un compromesso. E la storia finì così, abbandonando le prime pagine dei giornali. Con molti vinti e nessun vincitore. In questi giorni di quarantena, dove la fase 2 diventa quasi un motivo di evasione, per pensare al futuro occorrerebbe riprendere questa storia. E magari pensare alla Roma post-virus partendo proprio dalle periferie, che saranno ancora più arrabbiate, e ai campi rom, eterno nodo mai sciolto. Ci rivediamo qui tra un anno: il 5 aprile del 2021. Sarà andato tutto bene?
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