In quale modo ha saputo di questa iniziativa organizzata da Flanders Classics?
“Il tutto è nato in modo molto veloce, sono stato contattato pochi giorni fa dal direttore di Flanders Classics, che mi ha proposto di prender parte a questa corsa virtuale. Io ne ho parlato con la mia squadra e abbiamo accolto con entusiasmo questa iniziativa”.
Come si è preparato per questa gara virtuale?
“Non è stato semplicissimo perché il tutto sarà trasmesso in live streaming. Mi sono dovuto improvvisare tecnico e ho dovuto montare la telecamera che mi seguirà per la diretta e ho provato il percorso sui rulli”.
Che tipo di sfida sarà?
“Sarà una sfida per tutti. Per me e per gli altri 12 corridori che dalle loro case gareggeranno insieme a me, ma anche per gli organizzatori della corsa. Questo è un nuovo approccio mediatico al ciclismo, dove grazie alla tecnologia lo sport e i campioni sono protagonisti insieme al pubblico a casa”.
Da un punto di vista tecnico, questa corsa quanto sarà differente da quella reale?
“Scenograficamente sarà diversa, perché le immagini che passeranno saranno quelle più rappresentative della corsa. A livello di difficolta come pendenze sarà identica. Poi come nella corsa vera, il vincitore farà la conferenza stampa e le interviste”.
Le corse virtuali potrebbero sostituire in futuro le corse tradizionali?
“Sicuramente no, perché l’emozione della strada, dei corridori che ti passano vicino, non può essere sostituita. È un modo per essere più vicini alla gente. Il pubblico da casa potrà anche divertirsi a scommettere sul vincitore della corsa”.
Lo sport virtuale in un periodo difficile come questo, quanto è importante?
“Penso che sia fondamentale per mantenere un legame con il pubblico. La gente in questo periodo così drammatico ha bisogno anche di pensare a qualcosa di più leggero e una corsa virtuale può essere un buon sistema”.
Il ciclismo come tanti altri settori, sta attraversando una importante crisi economica. Che idea si sta facendo?
“La mia squadra la Educational First, non ha ridotto o sospeso gli stipendi e una ipotesi del genere non è stata mai discussa. Mi dispiace per i colleghi che sono rimasti senza stipendio, perché alla fine siamo una grande famiglia e ci conosciamo tutti. Penso che dovrebbe intervenire la Federazione Internazionale, per garantire lo stipendio a tutti i lavoratori”.
Quanto è cambiato il suo modo di allenarsi?
“Sicuramente tantissimo. Facciamo sempre i rulli e qualche volta esco su strada. Io abito in Svizzera e i corridori professionisti possono allenarsi fuori, ma a me non piace. Io amo fare le gare e spero di poter tornare presto a correre con il pubblico a bordo strada”.
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