Viterbo, 300 mascherine in tessuto donate dall'azienda Labellarte: «Senza far niente non sappiamo stare»

Le mascherine realizzate dall'azienda Labellarte
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Sabato 4 Aprile 2020, 16:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 17:28

Una prima fornitura gratuita di 300 mascherine in tessuto, alla quale ne seguiranno altre da donare alla città dei Papi. «Quante? Fino a quando non sarà finito il materiale che abbiamo a disposizione». Gaetano Labellarte, titolare dell'omonima azienda di moda in Corso Italia, interrompe un per pochi minuti il lavoro all'interno del laboratorio di sartoria.

Da qualche giorno, dopo che la boutique ha dovuto rispettare la chiusura dall'inizio dell'emergenza, la famiglia Labellarte e tutti i dipendenti sono all'opera per dare una mano. «Abbiamo cominciato così, un po' alla volta -riprende l'imprenditore, già alla guida dell'associazione di operatori del centro storico "Facciamo centro" - poi abbiamo informato il sindaco Arena che avremmo messo a disposizione tutto il materiale e la manodopera a nostra disposizione. E ci siamo messi al lavoro»

Attualmente sono impegnati nel realizzare le mascherine la sua famiglia - la moglie Lucia e le figlie Elisa e Livia ,- e i dipendenti e persone vicine in grado di fornire manodopera: Federica, Massimiliano, Patrizia e Lori. «Grazie a loro ne abbiamo realizzata, tutte a mano, una prima tranche di 300. Sono in puro cotone di ottima qualità, con elastici e nastri che ha fornito l'amica Fiorella della merceria Francesco, in piazza delle Erbe», aggiunge Labellarte.

Questo tipo di protezioni sono lavabili e riutilizzabili perchè sono realizzate con una tasca che può contenere uno strato di tnt (tessuto non tessuto) che viene consegnato per due ricambi insieme alle mascherine. «Inoltre includiamo un tagliando che spiega a chi le usa che non si tratta di un presidio medico. Non possono essere usate da personale medico nello svolgimento della professione, ma sono adatte e funzionali per usarle giornalmente se si è costretti a uscire di casa».

La mission dell'azienda familiare è chiara: «Ci siamo sentiti di mettere a disposizione della città il nostro impegno e la nostra professionalità - dice Labellarte, già Facchino di S. Rosa - perché è dura per noi stare senza far niente. Appena pronte ne consegneremo altre 300 e continueremo fino a fine scorta dei materiali. Anche le suore di Santa Rosa, con suor Francesca, ci hanno contattato. Ho fornito un campione per dare la possibilità di aiutarci a prepararne altre, a breve ritireremo e consegneremo al Comune anche le loro». 
 

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