Rieti, coronavirus, Giorgio Millesimi
e la quarantena in Scozia:
«Sto bene, sento ogni giorno
i miei, qui regole rispettate»

Giorgio Millesimi in Scozia
di Lorenzo Quirini
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Sabato 4 Aprile 2020, 15:13 - Ultimo aggiornamento: 15:14

RIETI - Molti ragazzi, anche reatini, stanno trascorrendo il periodo di quarantena lontano dalle proprie case. È quello che sta passando anche Giorgio Millesimi, studente 23enne, in Scozia da agosto. Lo avevamo conosciuto all’inizio della sua esperienza alla prestigiosa università di St.Andrews per studiare letteratura, e da allora Millesimi ha fatto della Scozia la sua nuova casa, decidendo di non tornare dai suoi cari per la quarantena, al contrario di molti altri, visto l'emergenza coronavirus.

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Millesimi, deve essere stato difficile decidere di restare in Scozia, pur avendo la possibilità di tornare a Rieti all’inizio dell’emergenza…
«Sì, inizialmente ero molto indeciso se tornare in Italia o rimanere in Scozia. Le notizie che leggevo di casa erano tutto fuorché rassicuranti, essere lontani in momenti come questo non è facile e ci si sente in difficoltà mentre si decide cosa fare. Ciononostante, ho scelto di restare qui a St. Andrews, dove studio, e aspettare che la situazione migliori in entrambi i Paesi prima di spostarmi».

Sente spesso i suoi genitori ed i suoi amici di Rieti?
«Chiamo i miei genitori tutti i giorni e chiaramente il mio primo pensiero va a loro e ai miei amici. Non sono molto preoccupato per la mia salute, sto seguendo con massima accortezza tutte le procedure della quarantena ed esco solo una volta alla settimana per fare la spesa. Il brutto di questo virus è che ci ricorda che ci sono cose su cui non si ha il potere di intervenire, e la drammatica situazione storica che stiamo vivendo è una di queste».

Pensa che la Scozia e l’intero Regno Unito  stiano gestendo la situazione in maniera adeguata? La popolazione risponde bene o ha assistito a scene di disordine?
«La cittadina di St Andrews ha gestito molto bene la crisi. Se sappiamo quanto il Regno Unito sia stato criticato per averci messo più tempo a prendere misure adeguate, non nego che qui a St Andrews, che è una realtà molto piccola, mi sono sentito sempre al sicuro. C’è stata da subito una grandissima attenzione e accortezza verso il pericolo che si stava stagliando all’orizzonte e l’Università si è sempre assicurata che noi studenti ci sentissimo tutelati e protetti. Devo dire che, tranne i supermercati in cui inizialmente era difficile reperire alcuni prodotti di prima necessità, ho assistito a scene di grande civiltà. Di sicuro ben diverse dalle immagini e dalle notizie che arrivavano da Londra all’inizio della crisi, città in cui la vita sembrava continuare ad andare avanti come se nulla fosse…».

In Europa, l’Italia è stato il primo Paese ad aver subito un pesante attacco del virus. La cosa ha avuto ripercussioni sul modo in cui la gente la percepiva? Si è sentito in un certo senso “discriminato” oppure c’è stata comprensione ed empatia?
«Ho sempre ricevuto il supporto e la comprensione da parte di tutti. Tanto gli amici quanto gli stessi professori si sono sempre interessati e mi hanno chiesto se i miei cari a casa stessero bene: sono stato fortunato perché ho sempre ricevuto molto supporto da parte di tutti».

Da quello che avrà appreso dai notiziari riguardo alla situazione italiana, ci sono secondo lei importanti differenze nella gestione del problema?
«Credo che al momento la situazione del Regno Unito e dell’Italia, in quanto a misure per contenere il virus, sia simile. Non si esce di casa se non strettamente necessario (cioè per fare la spesa o per andare in farmacia). Qui è ancora consentito allenarsi all’aria aperta una volta al giorno, andare a correre o in bicicletta, mentre in Italia mi pare non sia consentito neanche più questo, ma per il resto ci troviamo in situazioni affini. Qui si è tardato ad arrivare alla scelta di chiudere tutto e di impedire alle persone di uscire di casa: la Gran Bretagna è entrata nel periodo di lockdown il 23 marzo, quindi molti giorni dopo rispetto all’Italia. Devo dire che sono molto più sereno da quando anche qui la situazione è stata presa con la stessa serietà di altrove, prima mi sentivo molto incerto se rimanere in Regno Unito o meno, visto che il governo sembrava non voler prendere misure drastiche, ma adesso so che quella di rimanere sia stata una scelta saggia».

Anche il suo istituto si è adattato con lezioni ed esami online immagino…
«La mia università è passata all’insegnamento online e finora sta funzionando molto bene. Usiamo una piattaforma dove possiamo collegarci in videochiamata e svolgere la lezione da casa. La vera grande difficoltà per noi studenti è che, chiaramente, tutte le biblioteche sono chiuse, quindi accedere alle risorse per studiare è molto difficile, anche perché non tutte le fonti che vorrei consultare sono state digitalizzate. Però è il minore dei problemi e sono davvero grato che tutti i miei professori si siano dimostrati molto comprensivi nei nostri confronti e ci siano venuti incontro».

Ci sono altri inquilini lontani da casa nella sua abitazione? Immagino si sia creato un bel clima tra voi, nonostante le difficoltà…
«Sono molto fortunato perché non sto affrontando la quarantena insieme al mio amico Oskar. Anche lui ha deciso di non tornare a casa, viene dal Belgio, e ci stiamo facendo compagnia qui a St. Andrews. Condividere la quarantena con un amico stretto la rende piacevole e mai banale, abbiamo la nostra routine basata sullo studio ma ci ritagliamo anche molti momenti di svago, quindi siamo in una buona situazione. Essere all’estero in questo momento di difficoltà con un amico fidato a fianco fa davvero la differenza».

Un messaggio dalla Scozia per Rieti?
«La nostra città è parte di me e, soprattutto in questo delicato periodo di crisi che stiamo attraversando, mi sento attaccato alle mie radici.

Come disse il nostro amato letterato reatino Domenico Petrini: “I piedi nel borgo, la testa nel mondo”. Mai come ora mi sento legato a questa immagine. Il mio cuore batte per il nostro borgo, anche da così lontano. Un abbraccio a tutti!».

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