Covid-19, Fitoussi: «Coronabond meglio di nulla, ma non bastano. La recessione? Sarà profonda»

di Antonio Pollio Salimbeni
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Sabato 4 Aprile 2020, 13:56 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 17:24

BRUXELLES. La recessione in Europa sarà profonda e la sola cosa che può fare davvero la differenza è l’espansione di bilancio generalizzata a patto però, che i governi siano in grado di riprendere terreno rispetto ai mercati con un salto di qualità politico-istituzionale verso soluzioni federali. Il solo eurobond non basterà. Lo afferma in questa intervista l’economista keynesiano francese Jean-Paul Fitoussi. «Nel momento in cui vengono definite le scelte per l’emergenza occorre guardare più avanti, occorre cambiare prospettiva altrimenti la risposta sarà debole, si scontrerà con problemi giganteschi magari non subito, ma subito dopo», dice Fitoussi.

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«Si sta parlando molto e giustamente di eurobond, di coronabond: costituiscono un serio tentativo di rimettere il carro europeo nel solco giusto. Me lo lasci dire: meglio di nulla. Perché non basta neppure il coronabond in sé e per sé, una soluzione che pure viene radicalmente osteggiata dai paesi del Nord e dalla Germania. Il vero problema irrisolto è che i governi dell’Eurozona non sono in grado di controllare la moneta perché restano ostaggio dei mercati non avendo una politica fiscale comune e alla fine risultano deboli, per i mercati facile mettere sotto tiro un paese con il rialzo degli spread. Un film già visto più volte negli ultimi dieci anni».

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Però c’è la Bce che ha alzato il tiro con una forte operazione di liquidità da 750 miliardi, il whatever it takes continua. «Certamente, la Bce ha dimostrato di essere, di saper essere, il solo organismo effettivamente federale nella Ue, purtroppo in una crisi come l’attuale la politica monetaria è un tampone, non può alla fine fare molto: non c’è inflazione, i tassi sono a zero, ci troviamo nella classica trappola della liquidità con il famoso cavallo che non beve. La politica monetaria sarà a lungo molto accomodante, ma lo deve essere anche la politica di bilancio, degli stati e a livello aggregato, non c’è un altro strumento cui aggrapparsi. Anche per dare fiducia». Non c’è consenso tra gli Stati per emettere titoli sovrani in comune con l’obiettivo specifico di rilanciare l’economia non solo fronteggiare l’emergenza, figuriamoci fare un salto federalista.. «D’altra parte non c’è una terza opzione: se crediamo nell’emissione di debito comune, mutualizzato, non possiamo pensare che non ci sia in comune la condivisione delle scelte fiscali, un bilancio di tipo federale non dico tanto ma almeno del 10% del pil complessivo. Altrimenti i famosi mercati avrebbero ragione delle debolezze e delle vulnerabilità di qualche stato ad alto debito. Questa è una prospettiva necessaria in ogni caso se non vogliamo essere sottomessi perennemente alla dittatura dei mercati. E sono convinto che è pure nell’interesse della Germania, in questa fase preoccupatissima, parlo del mondo dell’impresa, per un Sud più debole nel momento in cui qualcosa nel ritmo della globalizzazione cambierà. In Germania si sa benissimo che la trasmissione delle congiunture nazionali nell’area euro è rapida, ci si tira giù o ci si tira su tutti insieme. Ciò è vero più che mai».

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Nove capi di stato e di governo tra cui Macron, Conte e Sanchez hanno proposto di emettere un bond comune anticrisi, Germania, Olanda, Austria e Finlandia hanno fatto muro. Ora la Francia ha precisato una proposta: un fondo garantito dagli stati e rimborsi attraverso una tassa europea. «Un fondo che alimenta un eurobond è positivo, indica che saremmo sulla strada giusta, tuttavia senza una base fiscale comune, sia pure limitata, a un aumento simmetrico dell’indebitamento può non corrispondere una percezione simmetrica della solidità di un paese dell’area: prendere in ostaggio la Spagna o l’Italia potrebbe essere facile. Buona idea, ma occorre andare fino in fondo. Purtroppo mi rendo conto che non c’è lo spazio politico perché ciò avvenga, c’è troppo rancore del Nord contro il cosiddetto Sud». Si annuncia una recessione dura, c’è chi stima una crescita nell’area euro fino a -10% quest’anno. «Non ho la sfera di cristallo e non mi avventuro sulle cifre. La recessione o la depressione sarà profonda. Lunga. Non sappiamo se la disegneremo con una L, una U, una V, oppure discesa-salita-discesa-salita, la fatidica W. So che la politica di bilancio dovrà restare espansiva a lungo e se sarà così ci riprenderemo rapidamente».

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