Parte il test di massa sugli anticorpi: chi dovrà farlo e quali le priorità

Parte il test di massa sugli anticorpi: chi dovrà farlo e quali le priorità
di Mauro Evangelisti
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Sabato 4 Aprile 2020, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 15:14

A fine aprile scatterà la più grande operazione di test sul sangue degli italiani della storia. Servirà a capire quale percentuale della popolazione ha sviluppato gli anticorpi e dunque è venuta a contatto con il coronavirus Sars-CoV-2. Per completare lo screening servirà, probabilmente, almeno un altro mese. La decisione è stata ufficializzata ieri mattina nel corso della conferenza stampa all’Istituto superiore di Sanità. In parallelo si sta muovendo anche l’Organizzazione mondiale della Sanità, che ha avviato uno studio chiamato “Solidarity”, che farà la stessa ricerca con test anticorpali a livello internazionale, in una decina di differenti paesi.

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INCOGNITE
Problema: l’affidabilità di questo tipo di test. Il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e in rappresentanza del Comitato tecnico scientifico sul coronavirus, dice: «Occorreranno ancora pochi giorni per completare la validazione dei test sierologici per la ricerca degli anticorpi. La valutazione deve essere svolta con rigore. Per questo è opportuno lavorare insieme alle Regioni». Dalla Toscana all’Emilia-Romagna, dal Veneto alle Marche, ormai ovunque si sta ricorrendo all’uso dei test sierologici soprattutto per determinate categorie, come gli operatori sanitari.

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Secondo Silvio Brusaferro e Gianni Rezza dell’Istituto superiore di Sanità l’operazione di screening in tutto il paese servirà a comprendere quale percentuale di popolazione sia già immunizzata in quanto è stata positiva e ha sviluppato gli anticorpi. Sulla base di questa ricerca si potrà decidere come gestire la fase di riapertura. Resta un nodo: ad oggi nessuno sa quanto durerà questa immunizzazione in chi ha sviluppato gli anticorpi; presumibilmente, sulla base dell’esperienza con altri corononavirus, 3-4 mesi, ma sono solo ipotesi. Come si svolgerà questa campagna di test sierologici di massa? Sottoponendo all’esame categorie di popolazione rappresentative sia a livello geografico, sia per età.
 



Screening massicci con test sierologici sono previsti anche in Germania, Francia, Regno Unito. Federico Perno, direttore Analisi chimico cliniche e microbiologia dell’ospedale Niguarda di Milano, avverte: «In commercio ci sono molti test anticorpali inaffidabili, bisogna avere la certezza che funzionino bene». L’Organizzazione mondiale della sanità ricrda: «I test sierologici non testano la presenza del virus ma dicono se c’è stata un’infezione recente o meno recente. Ma dobbiamo avere strumenti affidabili da usare e soprattutto avere certo l’obiettivo di cosa vogliamo ottenere, perché i governi possano inserirli nelle loro politiche in modo appropriato».

DIFFERENZE
In sintesi: i test sierologici ci aiuteranno, a partire da maggio, a comprendere quante persone hanno avuto contatto con il coronavirus in Italia, ma un’analoga ricerca sta partendo su base mondiale. Discorso molto differente è quello dei tamponi, che servono a fini diagnostici, per trovare chi è malato e deve essere curato e isolato. Il Ministero della Salute ha diffuso una nuova circolare. Prima di tutto, ribadisce che i test sierologici non possono i tamponi. Autorizza i test molecolari rapidi, per verificare più velocemente se un paziente sia stato contagiato. Puntano sulla rilevazione dei geni virali nelle secrezioni respiratorie.

Dovrà essere data la priorità a pazienti ospedalizzati, operatori sanitari esposti a maggior rischio, soggetti fragili, ospiti delle rsa, operatori dei servizi pubblici essenziali. Undici i tipi di tamponi autorizzati, sì a quelli in automobile. Ancora: «Nelle aree in cui vi è ancora una limitata trasmissione di Sars-CoV-2, se si dispone di risorse sufficienti, bisogna effettuare test diagnostici in tutti i pazienti con infezione respiratoria».
 

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