Contrordine compagni! “Sulla riforma federalista del 2001, dobbiamo chiedere scusa”. Ecco il mea culpa del Pd al tempo del coronavirus. Per quella riforma del Titolo V della Costituzione che svuotò i poteri dello Stato delegando tutto e soprattutto la sanità alle regioni. Con i risultati - incapacità territoriali specie in Lombardia, conflitti di competenze, accuse del governatore l bardo Fontana a Roma ma ancora di più critiche da più parti alla gestione lombarda - che si stanno vedendo in questi giorni. A chiedere scusa apertamente è Giannì Cuperlo che a quei tempi, nel 2001, era uno dei più importanti esponenti del centrosinistra e tuttora stimatissimo dirigente Pd. Ma perfino il vicesegretario Andrea Orlando ammette: “Serve che la sanità torni ad essere una competenza nazionale e non regionale, dobbiamo ripensare il sistema”. E comunque riecco Cuperlo: “Nel 2001 si riformò il Titolo V pensando di togliere voti alla Lega. Fu un errore e gli italiani lo hanno pagato caro”.
Però la Lega non schioda: “Non si torna indietro da quella riforma”, grida Matteo Salvini. E ancora: “Non consentiremo mai che lo Stato si riprenda la sanità”. Il governatore leghista Fontana, anzi, dallo Stato vuole ancora di più: “Roma ci sta dando solo le briciole”. Ma non è solo Roma - intesa come Nazareno - il centro del pentimento sulla riforma turbo-regionalista. Molto critici anche i sindaci Pd della Lombardia che stanno muovendo alla gestione territoriale della sanità attacchi molto forti. E si coniuga questo mea culpa del Pd ai ripensamenti di M5S. Furono i grillini in prima fila nella battaglia contro la riforma costituzionale di Renzi che voleva tra l’altro rivedere il Titolo V della Carta. Ma ora il contrordine compagni lo dicono anche loro.
Coronavirus, mea culpa del Pd sulla riforma del 2001 che assegnò la Sanità alle Regioni
di Mario Ajello
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Venerdì 3 Aprile 2020, 13:00 - Ultimo aggiornamento: 19:32
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