Coronavirus Roma, nuovi stop per negozi e B&B: chiusi anche studi e istituti religiosi

Ok a 1500 richieste, indagini su altre 500
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 3 Aprile 2020, 09:50 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 22:26

Coronavirus Ditte di restauro, affittacamere, istituti religiosi che lavorano come B&B, colorifici, studi di progettazione, addirittura due stabilimenti balneari. Il prefetto di Roma ha firmato i primi decreti di sospensione delle attività nella Capitale. Sedici provvedimenti, per ora, indirizzati alle imprese che avevano chiesto di restare aperte, pur non figurando nella lista di quelle giudicate indispensabili dal governo. Un altro elenco con 500 aziende, sulle 2mila fin qui esaminate da Palazzo Valentini, è stato spedito agli esperti della Guardia di Finanza e della Camera di Commercio. Obiettivo: capire quali ditte siano effettivamente strategiche per l'economia della città in tempi di coronavirus e quali invece devono rimanere chiuse fino al termine dell'emergenza.

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Dopo avere autorizzato, la settimana scorsa, 83 fabbriche del settore della Difesa e dell'Aerospazio, il prefetto Gerarda Pantalone ha iniziato a vagliare le 3.500 richieste che sono arrivate dalle imprese romane. Non si tratta naturalmente di supermercati, farmacie, negozi di ottica e degli altri tipi di esercizi già consentiti dai decreti del governo. Ma di tutte quelle imprese che operano (o sostengono di operare) nell'indotto. O ancora di aziende che dichiarano di dover restare aperte per rimanere produttive alla ripresa delle attività.

In Prefettura sta lavorando una task force di 40 persone. Le pratiche continuano ad affastellarsi sulle scrivanie: dalle imprese di Roma e provincia arrivano richieste al ritmo di 4-500 al giorno. Ieri sera si era raggiunta quota 3.500 domande. Quasi 2mila però sono già state esaminate. Per 1.500 gli esperti del prefetto non hanno trovato problemi: le aziende potranno continuare a lavorare nelle prossime settimane. Per 500 invece Pantalone è in dubbio. Per questo ha chiesto approfondimenti alla Finanza e alla Camera di Commercio, coinvolgendo in questa trattativa anche i sindacati. Di che tipo di aziende si tratta? Nel mucchio c'è un po' di tutto: fornitori di rotoli per scontrini, fabbriche di ascensori, ditte di recupero crediti, consulenze informatiche, tornerie, antennisti, commercio al dettaglio di ferramenta, noleggio auto.

E ancora: spedizionieri, grossisti di materiale per le ristrutturazioni o di strumenti idraulici, professionisti per la consulenza del lavoro, aziende impegnate nel taglio di legna e nel disboscamento, nella realizzazione di carta, nella produzione di componenti elettromedicali. Starà alle Fiamme gialle, spulciando le fatture e i preventivi stilati per le consegne dei prossimi giorni, accertare che effettivamente queste imprese operino a supporto dei settori essenziali, anche durante il lockdown. Per tutti le altre ditte invece arriverà il decreto di sospensione del prefetto.

Per 16 imprese, si diceva, è già stato firmato nelle ultime 24 ore. Lo stop è stato imposto a ditte di restauri, colorifici, uno studio di progettazione, aziende di taglio e trasporto della legna, affittacamere e anche a due stabilimenti balneari, che avevano provato a rimanere aperti sostenendo di dover effettuare alcuni interventi di riparazione fondamentali per la stagione estiva. Ma è bastato un controllo della Prefettura per capire che non era così. Risultato: decreto di sospensione. Dagli uffici del prefetto è arrivata una comunicazione anche agli istituti religiosi che svolgono attività di B&B o case vacanza: non potranno più avere ospiti fino alla fine dell'emergenza. Solo quelli classificati come alberghi potranno restare aperti. Da ieri intanto la Finanza ha avviato controlli a tappeto su imprese, fabbriche e negozi autorizzati, per capire se si rispettano le regole fissate nei decreti: dalle mascherine, quando sono obbligatorie, alla distanza di un metro.

 

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