Roma, favela Tiburtina, tende e materassi dove c’era il centro dei migranti

Accampamento sulla Tiburtina
di Laura Bogliolo
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Giovedì 2 Aprile 2020, 11:04

Materassi stesi a terra, cartoni accatastati, coperte sudice, bustoni dell’immondizia, addirittura tende e tanta sporcizia sulla strada e sui marciapiedi. Decine di persone si sono accampate senza rispettare alcuna misura di sicurezza lungo il lato Est della stazione Tiburtina, diventato una enorme favela. Siamo vicino a via di Pietralata, dove fino a pochi mesi fa si era insediato l’ex centro accoglienza di via Cupa, fino alla decisione del Campidoglio di chiuderlo definitivamente. Qui adesso c’è una baraccopoli illegale di senzatetto e sbandati, che vivono in condizioni igieniche disastrose mentre il resto del mondo combatte contro il coronavirus.

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«Ci chiedono di denunciare gli assembramenti a causa delle restrizioni per l’emergenza Covid-19, allora perché non si fa nulla contro la favela che sta sorgendo lungo la stazione Tiburtina? Lì sì che ci sono pericoli dal punto di vista sanitario». La denuncia è di Fabrizio Montanini, presidente del comitato di quartiere Beltramelli-Meda-Portonaccio (Tiburtina). 

L’accampamento abusivo e illegale si trova tra l’altro vicino a una fermata dell’Atac e la pensilina è stata trasformata in un rifugio: tendoni sono stati appesi sulla palina del bus della linea 548, la sporcizia è ovunque, abbandonata anche sul marciapiede. I passamano della stazione, quelli che dovrebbero essere usati dai passeggeri, sono invece coperti da panni stesi e una delle rientranze è stracolma di bustoni neri della spazzatura. Tante poi le bottiglie di birra a terra. «Noi tutti a casa; loro tutti a spasso in gruppo e senza nessuna precauzione - protestano i residenti del Tiburtino - non usano mascherine, né guanti, perché nessuno controlla questo assembramento? In queste condizioni come facciamo a tutelare la salute dei nostri figli?».

Molti dei senzatetto, la maggior parte dei quali di origine africana, prima si rifugiava sotto la Tangenziale Est, dall’altra parte della stazione, dove avevano creato una situazione di illegalità diffusa con risse, minacce ai passanti, richieste di “pizzo” per il parcheggio delle auto. E tanti, totalmente ubriachi, avevano trasformato l’area in una terra di nessuno. Ora c’è il timore che accada la stessa cosa, in modo permanente, sul lato Est della stazione dove molti sbandati si sono rifugiati dopo che la sopraelevata è stata abbattuta. E i residenti, esausti, chiedono aiuto alle istituzioni. «Bisogna fare al più presto qualcosa, il rischio di contagio è altissimo in queste condizioni» denunciano. Sempre nello stesso Municipio, il II, c’è un’altra emergenza causata dagli accampamenti. E stavolta è stata sollevata dalla presidente del distretto che va da San Lorenzo al quartiere Trieste.

La mini-sindaco Francesca Del Bello (Pd) ha chiesto aiuto al prefetto per l’accampamento di nomadi che è nato anni fa lungo via del Foro Italico. «Di fronte al gravissimo stato in cui versa l’insediamento di via del Foro Italico abbiamo scritto al prefetto e alla sindaca chiedendo di attivare con urgenza, anche a mezzo della Protezione Civile, le misure di contenimento dell’epidemia da coronavirus attraverso il monitoraggio della situazione dal punto di vista sanitario e la vigilanza sul rispetto delle basilari regole di distanza sociale attualmente radicalmente disattese». Lo hanno scritto nero su bianco la presidente Francesca del Bello e l’assessore alle Politiche Sociali Carla Fermariello che hanno aggiunto: «Abbiamo chiesto che sia assicurato un sostegno materiale, con rifornimento di acqua e viveri, tale da consentire alle persone presenti presso l’insediamento di poter rispondere a propri bisogni primari indifferibili».

Nell’accampamento nomadi di via del Foro Italico vivono 99 persone secondo l’ultimo censimento del Viminale che risale al settembre del 2019. E rappresenta solo una piccola frazione dei fantasmi che vivono nella Capitale dove si arriva a 338 accampamenti abusivi: sono 2.000 le persone che si aggirano per la città come spettri. I numeri schizzano a 2.606 di cui 1266 minori se si prendono in considerazione anche i censimenti nei sei villaggi attrezzati, 924 di cui 339 minori sono nei dieci accampamenti nomadi definiti “villaggi tollerati”. E adesso nella lista dei fantasmi, ci sono da aggiungere anche quelli che si sono accampati accanto alla stazione Tiburtina e che fanno disperare i residenti, già impauriti dall’emergenza coronavirus, costretti a vivere accanto a una favela dove non c’è nessun controllo.

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