Coronavirus, pochi reagenti. Ecco i test manuali

I medici del laboratorio di Microbiologia dell’ospedale di Perugia, al centro con il camice bianco la prof Antonella Mencacci che lo dirige
di Federico Fabrizi
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Martedì 31 Marzo 2020, 08:40
PERUGIA L’analisi dei tamponi Covid-19 ha rischiato do fermarsi. Venerdì la professoressa Antonella Mencacci, responsabile del laboratorio di microbiologia dell’ospedale di Perugia, ha avvisato la task force regionale: «Stanno terminando i reagenti». Le forniture sul tutto il territorio nazionale scarseggiano, l’azienda che copre l’Umbria ha ridotto l’ultimo carico dall’80 per cento. Impossibile, però, bloccare la macchina del controllo alla diffusione del virus. Sabato è scattata l’emergenza dell’emergenza, anche il rettore Maurizio Oliviero è stato tra quelli che ha alzato il telefono in piena la notte: dai prof ai tecnici, da Medicina a Microbiologia tutta l’Università s’é messa all’opera per dare una mano. «Nell’arco di una nottata siamo riusciti a reperire altri reagenti e a individuare ricercatori capaci di effettuare manualmente la prima tappa della reazione molecolare per la quale le ditte produttrici non riescono a evadere celermente gli ordini», racconta la professoressa Mencacci. In pratica, è stato predisposto un nuovo sistema di ricerca del virus. Anche i docenti universitari hanno detto sì: tutti a testa bassa sul microscopio. Ieri la macchina è partita: tutti al lavoro in turni da 6 ore durante i quali viene garantita l’analisi di circa 130 tamponi. «Il metodo attuato richiede un grosso lavoro, ma è addirittura più preciso», spiegano i tecnici.
I reagenti canonici arriveranno domani, ma nel frattempo il sistema ha continuato a lavorare. Purtroppo non si è arrestato neanche il tragico conteggio dei morti da coronavirus: altri due nelle ultime 24 ore, un uomo di 73 anni di Foligno ricoverato a Perugia e un paziente di 82 anni di Città di Castello che era a Pantalla. Sono 1051 i positivi in Umbria, di cui 220 ricoverati.
L’analisi dei tamponi risulta decisiva nella battaglia contro la diffusione del Covid-19 perché i test rapidi - ieri la consegna dei primi 5mila, altrettanti sono attesi per la prossima settimana - sono utili solo di fronte a risultati positivi, ma non sono considerati affidabili in caso di esito negativo, per questo saranno sempre utilizzati “in coppia” con i tamponi canonici. La prima fornitura di test veloci funzionerà con l’analisi del sangue: in pratica misureranno la presenza di anticorpi “anti-covid” a testimonianza di un’infezione in corso o recentissima. Altri 15mila test “molecolari” (una sorta di tampone smart) saranno invece disponibili nei prossimi giorni. Si partirà con mille test per verificare l’efficienza del meccanismo. Il sistema dei controlli veloci sarà utilizzato per chi si presenta in Pronto Soccorso, per tutti i ricoverati “sospetti”, per i territori con maggiore concentrazione di casi positivi e per luoghi particolarmente delicati, ad esempio le case di cura, poi toccherà ad operatori sanitari e forze dell’ordine.
GLI ESPERTI
E da ieri la giunta regionale ha messo in campo anche il comitato tecnico-scientifico per affrontare l’emergenza coronavirus: la struttura è costituita da sette big dell’ateneo perugino cui saranno affiancati altri tre esterni. «Sempre più concreta la collaborazione tra Università e Regione - ha spiegato ieri la presidente Donatella Tesei - anche e soprattutto in questa fase emergenziale».
ARRIVANO I RESPIRATORI
La buona notizia è l’arrivo in Umbria di sette respiratori dalla Protezione civile nazionale insieme a 13mila mascherine chirurgiche, 7.100 mascherine Ffp2; 6.476 tubi endotracheali e 200 tute di protezione. «Non sono sufficienti - ha specificato la governatrice - continua l’interlocuzione istituzionale». Ad oggi, in Umbria sono stati consegnati 19 ventilatori per terapia intensiva (la richiesta è di 60) e 8 ventilatori per terapia sub intensiva (il fabbisogno stimato è di 108). E sono stati messi in funzione gli strumenti arrivati nei giorni scorsi con istruzioni e monitor in cinese.
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