Serie A, lo scudetto va alle polemiche

Serie A, lo scudetto va alle polemiche
di Romolo Buffoni
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Martedì 31 Marzo 2020, 07:30
La parola d’ordine è: finire. A tutti i costi. E’ la linea della nostra Federcalcio, col presidente Gravina che lo ripete ormai quotidianamente. Il problema risiede in seno alla Lega di serie A che, ieri, doveva discutere con Tommasi e l’Assocalciatori la proposta del taglio degli stipendi, ma la conference call è saltata. Se ne riparlerà. Ma la “confindustria” pallonara è divisa anche su questo argomento. La posizione della Figc è condivisa apertamente dalla sola Lazio: «Vogliamo vincere il titolo sul campo - ha ribadito ieri Arturo Diaconale, responsabile della comunicazione del club biancoceleste -. Chi vorrebbe annullare il campionato in corso lo fa per avere lo scudetto d’ufficio e potersi dedicare solo alla Champions o per evitare una rovinosa retrocessione». Il riferimento alla Juve non è assolutamente casuale. Società che hanno dato segnali di voler seguire Lotito sono stati il Napoli, il Milan e il Cagliari, che sarebbero stati disposti a riprendere gli allenamenti già il 25 marzo se non si fossero prorogate le misure restrittive dettate dal governo. Contrari alla ripresa del torneo si sono invece detti il presidente del Torino Urbano Cairo, quello sella Sampdoria Massimo Ferrero («stop e titolo alla Juve») e quello della Fiorentina Rocco Commisso («credo che il torneo non terminerà»). Cairo ieri ha spiegato la sua posizione: «A Wuhan hanno cominciato le misure restrittive intorno al 23 di gennaio e le scioglieranno, mi pare, l’8 aprile, due mesi e mezzo dopo. Noi le abbiamo cominciate l’11 marzo, due mesi e mezzo dopo vuol dire fine maggio. Ciò significa riprendere ad allenarsi a fine maggio e poi per andare in forma ci si impiegano 3 settimane. Potresti ricominciare a giocare a fine giugno e termineresti ad agosto. Così ricominceresti il prossimo campionato a novembre. Lo scudetto? Secondo me non andrebbe assegnato e non lo dico perché altrimenti lo vincerebbe la Juve. Non ho mai sentito dire nemmeno ad Agnelli che lo vorrebbe». Bianconeri in silenzio sul tema, ma con decisioni che vanno nella direzione della chiusura anticipata: cancellati gli ultimi 4 mesi di stipendio e, come l’Inter, concesso agli stranieri di tornare in patria ben sapendo che in caso di ritorno “alle armi” dovrebbero sottoporsi a nuova quarantena.
GLI ALTRI TORNEI
Cenni di vita sul pianeta calcio europeo arrivano solo dalla Germania. Il Borussia Dortmund ha ripreso gli allenamenti: giocatori al massimo in coppia. Per l’ex amministratore delegato della Lega ed ex dirigente di Bayer Leverkusen, Colonia e Friburgo, Andreas Rettig, far terminare il campionato anche se a porte chiuse è necessario per aiutare le persone a superare questo periodo di clausura forzata: «La gente ha bisogno di qualcosa che desidera e di cui parla». Mai come stavolta, dunque, calcio come “arma di distrazione di massa”. Chissà se la Bundesliga porterà questa istanza nella conference call che la Uefa ha convocato per domani alle 12 con le 55 Leghe per fare il punto della situazione e capire se ci sono novità sulle quali poter prevedere un concreto ritorno all’attività. In Germania il calcio è sospeso almeno fino al 30 dello stesso mese. Stesso termine che si è dato la Premier League inglese. Il torneo più bello e seguito del mondo aveva nel Liverpool il suo vincitore designato: 25 punti di vantaggio sul Manchester City, a due vittorie dalla conquista aritmetica del titolo che ad Anfield Road manca da 30 anni. L’orientamento è di finire il torneo. Come? Trasformando la Premier League in un mondiale per club. La formula: 20 squadre in ritiri isolati con partite disputate in pochi stadi selezionati e, ovviamente, le 92 partite rimanenti da giocare a porte chiuse con turni anche a tre giorni di distanza uno dall’altro in un tour de force tra giugno e luglio. Anche Javier Tebas, a capo della Liga spagnola, ha detto che il campionato si concluderà al 100%, nonostante molti club siano molto scettici vista l’intensità con cui la pandemia si è abbattuta nella penisola iberica.
DANNI INEVITABILI
Ma c’è da salvare il salvabile. La Uefa vuole arrivare ad una linea comune almeno nei campionati principali, perché anche lei vuole condurre in porto Champions ed Europa League. Ci sono in ballo gli introiti commerciali e soprattutto televisivi. In Francia la Ligue 1 sta facendo i conti col primo accordo: Canal + non vuole pagare la rata di aprile dei diritti per trasmettere Psg e compagnia calciante, si parla di un centinaio di milioni. Per quanto potrà salvare di salvabile tutto il calcio deve prepararsi a un brusco ridimensionamento.
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