Coronavirus Roma, troppi contagi tra medici e pazienti: inchiesta dei Nas in tutti gli ospedali

Coronavirus Roma, troppi contagi tra medici e pazienti: inchiesta dei Nas in tutti gli ospedali
di Alessia Marani
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Domenica 29 Marzo 2020, 12:05 - Ultimo aggiornamento: 12:44

Dopo i casi dei primi contagi che hanno riguardato medici e infermieri, le prime infezioni avvenute per l’incauto contatto tra pazienti No-Covid e positivi nei pronto soccorsi e nei reparti, dall’Umberto I, fino al San Giovanni e al policlinico di Tor Vergata, a indagare per capire se viene fatto tutto il possibile e nel migliore dei modi per impedire promiscuità e contaminazioni sono i carabinieri del Nas, il Nucleo antisofisticazioni, che sotto la loro lente hanno già messo due grossi ospedali capitolini. 

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Di sicuro, giorno dopo giorno, l’intero sistema sanitario regionale si sta attrezzando nel modo più adeguato, stabilendo percorsi divisi per pazienti possibili Covid-19 e pazienti “normali”, mettendo sempre più in sicurezza anche gli stessi operatori, camici bianchi, infermieri ma anche ausiliari di corsia e addetti alle pulizie. Ma qualche errore, almeno all’inizio, in alcune aziende ospedaliere ci sarebbe stato e potrebbe essere dipeso da scelte aziendali o decisioni strategiche che, al momento, non sembrerebbero agli inquirenti, del tutto «felici». Le indagini sono in corso e i frutti, con tutta probabilità, arriveranno passata l’ondata emergenziale. 

I militari specializzati nella tutela della salute pubblica stanno, dunque, raccogliendo informazioni, studiando i protocolli, confrontando le indicazioni contenute con le misure poi realmente adottate per garantire la prevenzione e sicurezza necessarie a scongiurare rischi biologici in corsia: dall’organizzazione dei reparti con percorsi ad hoc, alla dotazione dei dispositivi di protezione individuale, comprese mascherine e tute. 
Non sempre è facile adeguarsi, come per esempio in vecchie strutture la cui costruzione e concezione è datata nel tempo, e i cui locali sono meno adattabili; è il caso del policlinico Umberto I, uno degli ospedali finiti sotto la lente degli investigatori. Aveva fatto scalpore la vicenda del personale sanitario contagiato a Oncologia. Nella bufera era finita la festicciola di fine studi in reparto - erano i primi di marzo - di una specializzanda a cui avevano partecipato alcuni dei contagiati. Proprio quell’incontro, fatto di brindisi e abbracci, secondo una indagine epidemiologica interna, avrebbe favorito la diffusione del virus, ma potrebbero avere avuto un ruolo importante anche le mancate precauzioni adottate. In quei giorni risultarono positivi anche dei pazienti: si infettarono in ospedale? Se lo sono chiesto anche gli stessi malati e i loro parenti, da qui le denunce relative alla presunta assenza di percorsi protetti indicati dall’Istituto superiore di Sanità per i pazienti con sospetto di positività al virus. Sono di pochi giorni fa le dimissioni del direttore sanitario Ferdinando Romano che, a detta dei beninformati, sarebbe andato in collisione con il direttore generale Vincenzo Panella proprio sulla gestione dell’emergenza coronavirus, anche se il primo smentisce e parla di una decisione maturata nel tempo. 

A oggi sono 112 i medici risultati positivi al coronavirus, di cui 5 ricoverati.

Il conteggio è tenuto costantemente aggiornato dall’Ordine dei medici e chirurghi di Roma. A Tor Vergata, una delle cui torri ora è stata completamente svuotata e convertita nel quarto Covid hospital del Lazio, a fine febbraio fu visitato e dimesso il poliziotto di Torvaianica risultato poi positivo e ricoverato in gravi condizioni allo Spallanzani. Allora sei tra medici e infermieri furono messi in quarantena e 98 persone (che passarono per il pronto soccorso dove l’agente rimase seduto una notte intera) richiamate e poste in isolamento. Così al San Giovanni fu necessaria una sanificazione improvvisa dei reparti dopo avere scoperto due pazienti Covid tra i ricoverati. Dopo di allora, tutti hanno cominciato a “blindarsi” con percorsi protetti e man mano sono arrivati guanti, mascherine e camici. 

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