Pliés con figli, port de bras con pennelli: 500 mila “applausi” sui social per i ballerini in smart working

Rebecca Bianchi, étoile del Teatro dell'Opera in smart working, nel video da mezzo milione di click
di Simona Antonucci
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Sabato 28 Marzo 2020, 17:46

Gli esercizi alla sbarra? Meglio aggrapparsi a una libreria che a una sedia: altrimenti finiscono per “ballare” anche le zampe. La spaccata... Con un figlio accovacciato sulla schiena viene perfetta, spalmata sul pavimento a 180 gradi. Per i salti bisogna trasferirsi nel terrazzo condominiale, altrimenti chiamano le guardie. Mentre i frappé si possono fare soltanto quando la vicina non riposa. E’ la vita da danzatori in smart working che raccontata in un video dal corpo di ballo del Teatro dell’Opera sta spopolando sul web. Ed è finita anche nei tg nazionali.

 



In calzamaglia e felpa, tra tazzine del caffé e cani scodinzolanti, anche i danzatori restano a casa e hanno una montagna di “working” da fare per restare in forma. Senza pavimento adatto, né sbarra, gesso o pianista dal vivo, l’allenamento è sicuramente meno “Smart” che in sala prove, ma non è mai stato così condiviso.

«Per le braccia, mi sono messa a dipingere la porta: con un po’ di fantasia è come fare un port de bras. Lavare per terra allena la schiena, mentre per i glutei basta chinarsi in avanti e stanare la polvere sotto i mobili». Susanna Salvi, 29 anni è nata e cresciuta, come ballerina, al Teatro dell’Opera di Roma. La sua “palestra” ora è la casa dei genitori a Rieti, dove aspetta la fine del lockdown insieme con quattro fratelli. Alle tre e mezza, ogni giorno, in salotto, con i mobili accatastati contro il muro, si allena in collegamento con colleghi di tutta Italia. E tra tappeti arrotolati, tavola da pranzo e aspirapolvere, ha allestito uno dei set per i mini-episodi del corto #iorestoacasa cui hanno partecipato étoile, primi ballerini e la compagnia diretta da Eleonora Abbagnato al Costanzi: oltre mezzo milione di applausi virtuali sui social di tutto il mondo.
 
 


«Credo che sia piaciuto anche perché il pubblico non ci ha mai conosciuto così. Gli spettatori sono abituati a vedere i ballerini in tutù, chignon, mentre volano a un metro da terra. Spiarci a casa mentre facciamo battement tendu con i figli in braccio o aggrappati alla lavapiatti credo sia stata una sorpresa: buffa e umana». Rebecca Bianchi, 30 anni, di Parma, ma a Roma da quando ne aveva 19, è un’étoile del Costanzi, una moglie (di un danzatore, Alessandro Rende) e una mamma di tre bambini tra i 7 e i due anni.

Nel corto “virale” riesce a a fare pliés, dribblando tra un barboncino i suoi piccoli.
«Sono i miei allenatori”, racconta, “anche perché non ho scelta. Se faccio un développé loro intervengono per tirare la gamba ancora più su. E quando mi sdraio per fare gli addominali si mettono a cavalluccio sulla pancia e mi distruggono».

Terminato il riscaldamento, si va persino in scena.
«I bambini», continua Rebecca,  «organizzano un vero e proprio spettacolo. Vanno matti per il Corsaro. Hanno assistito alle prove prima che il Costanzi chiudesse. E così dopo i compiti, si travestono con spade, bandane e cinturoni: per un’ora siamo tutti corsari». Sempre nello stesso appartamento all’Ardeatino, il marito, Alessandro, 40 anni, ha organizzato un concorso per gli allievi delle scuole romane. Con una chat condivisa si studiano i video dei partecipanti e poi si passa alla selezione, dal primo aprile sulla pagina Facebook “Uniticonladanza, unitiperlavita. «Le quote di partecipazione vanno in sostegno degli ospedali. E’ il nostro piccolo contributo. E serve molto anche ai ragazzi», spiega Rende, «che costretti a star fermi proprio nella fase di accrescimento si sentono persi».

Claudio Cocino, 32 anni, torinese per caso, cresciuto a Roma, primo ballerino del Teatro dell’Opera dal 2017, anche lui star del video, dà lezioni di danza anche a chi non ha mai ballato in una vita intera. Aspetta le prime ore del pomeriggio in modo che si possano collegare su Instagram anche gli amici americani, e poi mette tutti alla “sbarra”.


«Faccio soprattutto lezioni di classica, ma la classe è assolutamente eterogenea. Siamo tanti insegnati e tanti appassionati. C’è chi ci chiede di imparare anche altri tipi di ballo, chi vuole sapere come si fa uno chignon e anche come riparare le punte delle scarpe, ora che è più complicato comprarne di nuove. Gli psicologi consigliano, in questo periodo, di impegnare il cervello imparando a fare qualcosa di nuovo. Noi così impegnano la mente, ma anche il corpo. Non puntiamo certo a diventare influenti come la Ferragni, ma dal silenzio possono nascere buone».

Alessio Rezza, 31 anni, di Bari, primo ballerino del Costanzi, ormai è uno specialista di Smart working visto che è chiuso a casa da febbraio
«per la riabilitazione in seguito a una frattura», spiega, «ma per quanto ci si possa applicare, i risultati non possono essere gli stessi.
Perché esercizi a parte, il nostro vero allenamento è quello che inizia quando si apre il sipario, con l’orchestra che comincia a suonare e il pubblico che ti chiede il massimo
».

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