Coronavirus, il postino suona sempre due volte

Coronavirus, il postino suona sempre due volte
di Mario Bergamini
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Sabato 28 Marzo 2020, 13:29

RIETI - Il postino suona sempre due volte. Anche al tempo del coronavirus e anche se ad aprirti non c'è più la spledida Jessica Lange, protagonista dell'omonimo film con Jack Nicholson che nel 1981 fu uno dei campini d'incasso in tutto il mondo.

Il problema oggi, semmai, è che non viene ad aprirti più nessuno. Neppure se in casa è riunita tutta la famiglia. Perché il postino da ambasciatore di buone notizie (le care vecchie lettere e cartoline che i giovani di oggi non sanno più cosa siano) negli anni si è trasformato in profeta di sventura, obbligato a consegnare - bollette a parte - multe, avvisi giudiziari e cartelle esattoriali a go-go. Anche quando hai pagato pure l'ultimo centesimo, il bollo dell'auto di tua moglie e la vecchia multa presa mentre la domenica andavi al mare, in uno dei mille autovelox trappola che infestano le strade italiane. 

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E ora, in tempo di pandemia mondiale, con il Covid-19 che infesta tutto e non è un codice a barre, il postino è diventato una sorta di appestato, un moderno monatto di manzoniana memoria. Guai ad avvicinarsi, nonostante sia supermunito di predispotivi anticontagio. E chi consegna la corrispondenza con lo scooter, di solito non si toglie neppure il casco, della serie “non si sa mai”.

La verità, poi, è che i postini rischiano quanto e forse più dei tanti ai quali consegnano la posta, non foss'altro per muoversi da un punto all'altro della città o della provincia (nel caso degli addetti agli atti giudiziari) e per non conoscere quasi mai la certificazione medica e l'immunità da coronavirus di coloro con i quali hanno il contatto. Tanto che alcune sigle sindacali hanno già pensato di richiedere un speciale indennità.

«Contagio o meno - racconta un giovane postino della provincia di Rieti - in molti ci vedono come persone da evitare. Nell'ultimo mese questo aspetto è decisamente peggiorato, prima venivamo considerati come coloro portatori solo di cattive notizie, ora anche di potenziali trasmittitori di virus. Ma non è così, noi siamo più controllati e quindi sicuri di tante altre categorie, a iniziare dalle rigide misure di sicurezza che dobbiamo rispettare già nel momento in cui entriamo al lavoro e successivamente al centro di smistamento».

Ma il contatto, nel caso di una raccomandata con ricevuta di ritorno, è inevitabile?
«No, anche in questo caso siamo ormai all'avanguardia. Quando suoniamo e in casa ci risponde qualcuno, chiediamo, così come prevede uno degli ultimi decreti emanati dal governo, se il destinatario ci autorizza a vidimare la consegna per lui. Se la risposta è sì, lasciamo nella cassetta della posta una apposita ricevuta che attesta l'avvenuta consegna».

E se non rispoonde nessuno, il destinatario è costretto a recarsi nell'ufficio postale dove c'è la giacenza?
«Sì, ma ora sono tutti a casa ed è per questo che il postino continua sempre a suonare due volte». Un classico che non tramonta mai.

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