L'allarme di Sibilia: «Tremila società dilettanti rischiano la fine»

L'allarme di Sibilia: «Tremila società dilettanti rischiano la fine»
di Roberto Avantaggiato
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Sabato 28 Marzo 2020, 07:30
Un milione di tesserati completamenti completamenti fermi. Migliaia di partite di calcio che potrebbero non venire mai giocate. È forte il rischio che il movimento dilettantistico italiano possa pagare conseguente altissime all’emergenza sanitaria che sta vivendo l’Italia. Cosimo Sibilia, dal 2017 presidente della Lega Dilettanti, e Vice Presidente Vicario della Figc, avverte come pochi altri il pericolo, conoscendo da dentro il sistema.

Presidente, la domanda che tutto il mondo dei dilettanti si fa è una: si tornerà a giocare in questa stagione?
«Dobbiamo tornare a giocare, ovviamente non appena il problema sanitario nazionale sarà superato».

Anche voi state pensando di sforare il 30 giugno?
«Non ne avremo bisogno, se si potrà tornare in campo nel mese di maggio».

Ipotesi di sospendere tutto, com’è avvenuto in Inghilterra?
«Nessuna. Vogliamo finire la stagione. E farlo con i dettami del Comunicato numero 1, che stabilisce i criteri di promozioni e retrocessioni».

Nessun titolo a tavolino, dunque...
«Assolutamente. L’unico verdetto è quello che viene dal campo. Eppoi, con quali criteri scegliere? Sai quanti reclami ci sarebbero... No, finire è un nostro dovere, perché siamo il cuore del motore calcistico italiano. Siamo l’altro calcio, quello che aggrega, crea solidarietà, amicizia e socialità».

Ed è quello che rischia di pagare un prezzo salatissimo...
«Non ci sono dubbi. I nostri studi hanno stimato che rischiamo di perdere circa tremila società, il 30% del movimento. Non dimentichiamo che nelle regioni più colpite dal virus siamo fermi da metà febbraio».

Ma avete ipotizzato una data per la ripresa?
«Non possiamo farlo, la salute e l’emergenza vengono prima di tutto. Noi speriamo di poterci rimettere in moto nel mese di maggio, perché se dovessimo sforare a giugno il rischio di perdere società sarà molto più elevato».

Piccoli imprenditori, artigiani, commercianti: tutte categorie che oggi sono in crisi e che sono la linfa del vostro movimento.
«Credo che nessuno meglio di noi possa essere lo specchio della realtà sociale del Paese, perché i prezzi che pagano queste categorie sono quelli che paghiamo noi».

Servirà un intervento governativo?
«Certo, perché altrimenti sarà dura affrontare la realtà: alla ripresa, se non si interverrà, pochi avranno infatti voglia di tenere vivo il calcio dilettantistico».

Lo Stato deve fare la sua parte ma avete ipotizzato come può farlo?
«Intervenendo su comuni e enti locali per agevolare l’utilizzo degli impianti sportivi, per esempio; o fornire coperture economiche per fronteggiare i danni».

Può bastare?
«No, ovviamente. Ci vogliono anche importanti interventi normativi, che solo il Governo può fare. Al quale chiederemo la modifica del cosiddetto Decreto Melandri in modo che si possano utilizzare i fondi anche a favore dei dilettanti».

Le spese già affrontate per questa stagione saranno recuperabili?
«Noi proporremo anche un ridimensionamento degli oneri che le società devono sostenere per partecipare ai campionati». 

C’è poi il problema dei costi assicurativi già pagati per tutta la stagione.
«È un altro aspetto che chiederemo di affrontare, con sostegni proprio per le spese già sostenute».

Con il 98% dei tesserati del calcio italiano e oltre 10 mila società avete una forza numerica che non sempre viene riconosciuta.
«Purtroppo è così. Noi siamo consapevoli che il vertice è trainante per tutti, ma pensare a interventi solo per loro è penalizzante».

Ieri il presidente della Figc Gravina ha detto che senza di voi crolla il sistema
«Lui conosce bene la situazione, l’abbiamo illustrata nella conference call tra le Leghe. Ora porterà le nostre proposte all’attenzione del ministro Spadafora».

Vuole mandare un messaggio ai dirigenti di società che in questi giorni sono dubbiosi sul futuro calcistico.
«A loro dico che non dobbiamo e non vogliamo arrenderci. Dobbiamo vincere questa battaglia per ripartire, provando a ridare serenità al nostro Paese. Tornare in campo sarà la vittoria più bella che potremo festeggiare».
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