Elisabetta Sgarbi: «Dagli e-book all'inedito di Scerbanenco, l'editoria va avanti»

Elisabetta Sgarbi: «Dagli e-book all'inedito di Scerbanenco, l'editoria va avanti»
di Riccardo De Palo
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Venerdì 27 Marzo 2020, 12:43 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 14:45
«L'auspicio è che non solo le librerie riaprano, ma che tutto riapra. Gradualmente, con precauzioni, e nella sicurezza della salute pubblica». Elisabetta Sgarbi, direttore generale de La Nave di Teseo e Baldini+Castoldi, è preoccupata come tutti dalle conseguenze dello stato di emergenza in corso; ma - precisa - «questa pandemia ci ha insegnato, semmai ne avessimo avuto bisogno, che nessun uomo è un isola, che siamo interdipendenti. Si cade e ci si salva insieme».

La sua casa editrice ha sospeso, come i concorrenti, alcune pubblicazioni in programma in queste settimane, ma sta puntando anche molto sul digitale. Ce ne vuole parlare?
«Più che di strategie, si tratta di stati di necessità. Se le librerie sono chiuse, è impossibile che i libri escano. Alcuni abbiamo fatto in tempo a bloccarli, per cui, stampati, rimangono nella loro quarantena. Altri, come il bellissimo libro di Ocean Vuong, sono usciti quando le librerie chiudevano: non abbiamo fatto in tempo a fermarli. Altri li abbiamo sospesi, in attesa della riapertura: ad esempio il nuovo romanzo di Joyce Carol Oates, La mia vita da spia, quello di Laurent Binet, Civilizzazioni. E alcuni altri titoli li dovremo rimandare a settembre, non essendoci spazi sufficienti. Poi, molto si capirà quando si riapriranno le librerie: noi siamo chiusi in casa da tre settimane, un mese. E non sappiamo che cosa troveremo là fuori».

Tra le iniziative in formato e-book, c'è il memoir di Woody Allen, A proposito di niente, schizzato subito in vetta alle classifiche.
«Sono orgogliosa che Woody Allen abbia scelto La nave di Teseo. Quando domenica l'editore americano mi ha comunicato che avrebbe fatto uscire il libro il martedì successivo, cioè prima di quando avevamo concordato, mi sono infuriata: come potevano pensare di fare uscire un libro tanto atteso in un momento in cui tutte le librerie del mondo sono chiuse? Poi abbiamo rilanciato, e ho preteso di uscire subito in e-book: non potevo assolutamente permettere che i lettori italiani venissero un mese dopo i lettori americani. Non ricordo un'operazione tanto ardita: uscire con così grande anticipo in e-book rispetto al cartaceo. Al momento sta andando molto, molto bene».

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Cosa pensa dell'ostracismo che ha subito Woody Allen in America? In fondo, non è stato condannato da alcun tribunale.
«Woody Allen non è stato ritenuto colpevole dalla giustizia americana, che pure aveva esaminato le tesi dei Farrow. Quindi non ci sono ragioni per non pubblicare i suoi libri. Se fosse stato processato e giudicato colpevole dalla giustizia americana, vuol dire che avrebbe già pagato per il suo crimine, o che starebbe scontando la sua pena. Non ci sarebbe ragione per infierire ulteriormente. E, comunque, una cosa è il giusto processo e l'eventuale giusta condanna giudiziaria per chi si macchia di un reato. Altra cosa è il giudizio estetico su un'opera d'arte».

Ci sono altri titoli su cui puntate, nell'immediato, in digitale? C'è grande attesa per Scerbanenco.
«A breve riproporremo prima in e-book Le ore di Michael Cunningham, il prossimo 30 marzo, con una bellissima nuova introduzione dell'autore. E stiamo riproponendo in e-book tutta la serie di Arthur Jelling di Scerbanenco, in attesa, quando le librerie riapriranno, di pubblicare un romanzo inedito della serie, La valle dei banditi, che si inserisce nel progetto di recupero e valorizzazione dell'opera omnia di Scerbanenco. Il nuovo romanzo sarà curato dalla figlia di Giorgio, Cecilia, e sarà la settima avventura di Jelling, protagonista di uno dei cicli più amati di Scerbanenco e, a tutti gli effetti, il primo grande detective del giallo italiano. Sarà in libreria a ottant'anni esatti dalla prima indagine di Sei giorni di preavviso. Le do questa notizia in anteprima».


 
Qual è la vostra strategia, nel medio periodo, per superare questo momento?
«Abbiamo un programma editoriale solido: l'autobiografia di Woody Allen, Capitale e ideologia di Thomas Piketty, Il nuovo romanzo di Joël Dicker, la nuova inchiesta di Kostas Charitos di Petros Markaris. Però, ripeto, bisogna vedere cosa troveremo quando potremo tornare a lavorare».

Anche le librerie online, in questo momento, stanno riscontrando difficoltà nell'assicurare il loro servizio.
«In realtà ci sono contraddizioni. I libri all'ingrosso sono tra i beni necessari. Dunque le librerie non sono considerate attività necessarie. Certo, per me i libri sono necessari, sono come l'aria che si respira. Ma se si deve chiudere tutto, non ci possono essere deroghe».

Questa pandemia sta cambiando molto il modo di pensare, oltre alle abitudini, degli italiani. Questo cambio di prospettiva può liberare energie positive, reazioni virtuose?
«Io non credo nelle buone intenzioni, sono forse molto pessimista. Io spero solo che questa tragedia che ci ha colpito faccia cambiare passo all'Italia: meno ideologia, meno pigrizia, meno burocrazia, meno schieramenti tra buoni e cattivi, provvedimenti meno ideologici e più prospettici».

Cosa direbbe Umberto Eco, se vedesse come La nave di Teseo è riuscita a crescere e ad affermarsi?
«È il vostro dovere. Anzi una necessità, altrimenti sareste falliti e non avreste avuto più un lavoro. Eco era anche feroce. Ma sarebbe stato felice».

Lei è anche un'apprezzata regista. Quali sono i suoi progetti in questo campo?
«Sto lavorando a un film su un gruppo musicale romagnolo di cui mi sono innamorata: si chiama Extraliscio - Punk da balera. È un gruppo musicale che proietta il liscio nel futuro, gli restituisce la sua anima punk, libera, con l'apporto di Mirco Mariani. Ci sono da una parte due interpreti altissimi del liscio, Mauro Ferrara - la voce di Romagna mia nel mondo - e Moreno il biondo, un mito del mondo del liscio. E con loro un compositore coltissimo come Mirco Mariani che ha capito la vera anima del liscio».
 
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