Calcio, ecco il piano per superare l'emergenza: stato di crisi e cassa integrazione

Calcio, ecco il piano per superare l'emergenza: stato di crisi e cassa integrazione
di Emiliano Bernardini
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Venerdì 27 Marzo 2020, 00:52

«Lo sport come volano per far ripartire anche il Paese» questo il progetto, almeno nelle intenzioni, del ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora che ieri ha partecipato alla Giunta straordinaria del Coni chiedendo, in un momento molto difficile, «massima condivisione e unione». Gli ha fatto eco il presidente del Coni, Giovanni Malagò sottolineando che «si naviga a vista e che le risorse non potranno esserci per tutti». E così le singole federazioni hanno già fatto un piano per rientrare dalle perdite che stanno presentando singolarmente al governo. Intanto il presidente e ad di Sport e Salute, Vito Cozzoli (l’assemblea ieri gli ha ratificato il mandato per i prossimi tre anni) ha annunciato «un piano straordinario per far ripartire lo sport». In attesa che vengano varate ha rivelato che sta preparando il rilascio di una piattaforma per «l’accesso facilitato degli operatori sportivi alle misure del decreto Cura Italia». Ma qui più di qualcuno ha ribadito che 50 milioni non sono sufficienti. Secondo un primo calcolo i famosi 600 euro basterebbero per circa 80 mila persone. Ma sono molti di più. Inoltre si è parlato di un «impegno a un versamento nei tempi (metà aprile) o addirittura anticipata della tranche trimestrale dei contributi agli organismi sportivi», per questo serve solo il via libera del Mef. 

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DOCUMENTO IN 32 PUNTI
Senza le Olimpiadi, a proposito il tema della scadenza del quadriennio e le conseguenti elezioni dei presidenti divide ed è ancora tutto da dibattere (Malagò si è dichiarato «laico»), la preoccupazione è soprattutto di quelle federazioni autonome e per cui il contributo rappresenta solo una minima parte. Il basket, che per primo si è mosso mandando una lettera al governo, ha stimato perdite per circa 50 milioni. Ma a fare da traino in questo momento c’è il mondo del calcio. La Figc nelle vesti del presidente Gabriele Gravina si farà garante. Ieri il tavolo permanente anti crisi a cui hanno partecipato tutte le componenti ha prodotto un documento da presentare al governo fatto di 32 punti divisi per grado. Nove i più urgenti. La cosa che balza subito all’occhio è la richiesta dello stato di crisi. Poi subito dopo l’estensione della cassa integrazione e «anche ai lavoratori dipendenti iscritti al Fondo Pensione Sportivi Professionisti con retribuzione annua lorda non superiore a 50 mila euro lordi». Si chiede, inoltre, la proroga delle concessioni d’uso di impianti sportivi e la sospensione del pagamento dei canoni di locazione e concessione; il differimento delle scadenze fiscali, contributive e assicurative. 

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BATTAGLIA SULLE SCOMMESSE
Nella seconda tranche di richieste c’è la creazione di un fondo Salva Calcio, per il quale la Figc destinerà delle risorse ad hoc (verranno chieste anche al Credito sportivo e alla Fifa) e servirà da sostentamento per quelle società che rischiano il fallimento. Poi si passerà ad una fase successiva. Qui rientrano i provvedimenti strutturali. Tra questi c’è una modifica del decreto Dignità: venga abolito, come riportato da Agipronews, solo per un anno il divieto di pubblicità delle scommesse per i club. A fare da sponda al calcio è stato lo stesso presidente del Coni, Malagò che a domanda precisa ha sottolineato: «In un momento in cui si prendono misure senza precedenti, è buona logica provare a chiedere qualcosa che prima non si era riuscito ad ottenere, visto che le risorse non potranno esserci per tutti». Una richiesta che però ha fatto scattare i Cinquestelle che quel decreto l’hanno fortemente voluto. 

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CASO STIPENDI BARCELLONA
Tra le altre richieste che difficilmente verranno accolte ci sono la rivisitazione della legge sugli stadi per snellire l’iter e la Melandri per i diritti tv (ritorno all’esclusiva). Giovedì nuova riunione: si parlerà anche di prolungare la stagione oltre il 30 giugno. L’obiettivo è finire il campionato. Ieri in serata Spadafora ha definito «ottimistiche le previsioni di riprendere il 3 maggio». E poi c’è il caso stipendi che sta investendo tutta Europa. La Fifa insieme all’Eca e al sindacato stanno studiando le modalità. A Barcellona è guerra. Il club davanti al no dei calciatori ai tagli ha deciso di rivolgersi al tribunale del lavoro.

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