Coronavirus, allarme seconda ondata: zone rosse "mirate" e riaperture parziali: il piano

Coronavirus, tecnologia e riaperture parziali: il piano contro la seconda ondata
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 27 Marzo 2020, 00:25 - Ultimo aggiornamento: 15:10

Seconda fase, gestita con tracciamento dei casi positivi e un maggiore utilizzo dei test, in modo da assicurare una parziale riapertura. Ma anche il timore di un seconda ondata del contagio. Su questi due fronti si giocherà la nostra vita nei prossimi mesi, anche se i dati meno incoraggianti di ieri sul numero dei casi positivi e sui morti ci fanno capire che ogni scenario va affrontato con estrema cautela.

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SCENARI
Però è vero che la curva dell’incremento dei casi e, soprattutto, di coloro che vengono ricoverati (dato più attendibile e meno dipendente dal numero di tamponi eseguiti) è ormai costantemente tra il 7 e l’8 per cento, una percentuale più bassa rispetto a quella della settimana scorsa. Questo fa pensare agli esperti che le misure di contenimento stiano dando, sia pure lentamente, risultati. Ma allo stesso tempo bisognerà ripensare a un piano di parziale ripresa delle attività, che però ha realisticamente come ipotesi temporale gli ultimi giorni di aprile o i primi di maggio.
 


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«Alla seconda fase stiamo già lavorando, dobbiamo farci trovare pronti, ma prima dobbiamo aspettare che la diminuzione della curva che descrive l’incremento dei casi si stabilizzi» spiega Walter Ricciardi, rappresentante italiano all’Oms e consigliere del ministro della Sanità. Il futuro prossimo sarà più tamponi, sia pure mirati, e tracciabilità con le applicazioni sul modello coreano dei pazienti positivi e di quelli sospetti. Ma prima di approfondire questo tema bisogna soffermarsi sull’altro pericolo che rischiamo di correre anche dopo una tregua, se mai ci sarà, del coronavirus: la seconda ondata. Gli esperti guardano all’esempio cinese: sono stati ridotti i nuovi casi, ma ogni giorno si combatte per eliminare un contagio d’importazione, persone che arrivano da altri paesi in cui l’epidemia è ancora galoppante.

Le misure di contenimento (stare in casa) e magari l’effetto delle temperature più alte con l’estate (ancora da dimostrare) potrebbero diminuire la forza dell’epidemia, ma rischiamo una seconda offensiva perché altri paesi, anche vicini all’Italia, stanno viaggiando a velocità differenti. Dovremo pensare a maggiori controlli alle frontiere. Inoltre, anche questo coronavirus potrebbe avere un andamento simile all’influenza, con un nuovo picco in autunno. Secondo uno studio dell’Imperial College di Londra, si rischia una epidemia a ondate - due mesi di tregua e poi di nuovo un ritorno - per almeno un anno e mezzo. Sarebbe un calvario e solo la scoperta rapida di un vaccino ci può aiutare. Ieri sera, parlando a SkyTg24, Ranieri Guerra (vicepresidente vicario dell’Organizzazione mondiale della Sanità) ha spiegato: «Sui vaccini nei prossimi mesi potremmo avere sorprese».

PRIMAVERA
Discorso più complesso quello su cosa fare se, davvero, il numero dei contagi avrà un assestamento. L’arco temporale è quello che porta a fine aprile-inizio maggio. Ricciardi: «Alla fase due stiamo già pensando. Abbiamo fatto partire una serie di attività, a cominciare dalla call del Ministero dell’Innovazione insieme al Ministero della Salute per recepire le soluzioni tecnologiche che istituti di ricerca e imprese possono fornire. Devono aiutarci in una strategia di testing dei sintomatici precoci, dei guariti clinicamente e al personale sanitario. E quando vengono trovati i positivi vogliamo fare un tracciamento tecnologico, in maniera tale che si possa avere non un contenimento di massa, ma specifico per le persone contagiate e per i loro contatti».

Questo si avrà con gli smartphone e le applicazioni? «Sì, per questo abbiamo fatto la call, in queste ore valuteremo le soluzioni tecnologiche più efficaci. Saranno strategie parallele: testing più efficace sui sintomatici precoci, sui loro contatti, su chi è guarito per essere certi che non vi sia una ricaduta; dall’altra il tracciamento. Ovviamente il lockdown continuerà fino a quando la curva non si sarà abbassata. Questa fase due potrà alleggerire le chiusure, ma serve tempo. Aprile sarà il mese decisivo, solo alla fine di quel mese potremo capire come e cosa riaprire. Si passerà da una forma di contenimento generale, a misure mirate. Isoleremo chi è contagioso con un ampliamento dei test, lasceremo circolare gli altri, pur mantenendo misure di distanziamento. Però serve ancora tempo».

LE MOSSE
Il futuro potrà essere anche fatto di zone rosse più piccole su singoli focolai, su quartieri o piccoli paesi. In una lettera al New Journal od Medicine i medici dell’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, città che sta pagando un prezzo carissimo, dicono: servono ospedali e personale dedicati esclusivamente al coronavirus; assistenza sanitaria a domicilio per evitare che i casi sospetti vadano negli ospedali e diffondano il contagio; un sistema di telemedicina che garantisca assistenza ma eviti che l’epidemia si alimenti negli ospedali; servono - questo lo hanno chiesto anche i medici di base e il presidente nazionale del 118, Mario Balzanelli - saturimetri con cui il paziente a casa rilevi precocemente una eventuale riduzione dei parametri di ossigeno nel sangue segno di un peggioramento delle condizioni.
 

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