Coronavirus, una sola famiglia con tre figli in paese: per noi non cambia nulla

Coronavirus, vita in solitudine: per noi non cambia nulla
di Teodora Poeta
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Giovedì 26 Marzo 2020, 11:10 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 19:54

C’è a chi l’emergenza Coronavirus le abitudini le ha stravolte. Restare in casa sembra quasi impossibile. Per non parlare del fatto di guardare fuori dalla finestra e non vedere passare anima. E poi quel silenzio che da una certa ora della giornata quasi inquieta. Eppure c’è chi con tutto questo ci convive serenamente da sempre e ora più che mai ne fa un proprio punto di forza appunto perché è stata una scelta di vita. Non è questione di solitudine, né di emergenza Covid-19.
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Loro hanno deciso di vivere lì, a Macchia da Borea, una piccola frazione del Comune di Valle Castellana, e non temono nulla, neanche le avversità climatiche delle ultime quarantott’ore. E’ l’unica famiglia, composta dai genitori, tre figli e una zia, rimasta in quel paese a 900 metri d’altitudine. Ieri mattina si sono svegliati con 50 centimetri di neve, in dispensa avevano tutto l’occorrente e nonostante il capofamiglia non vada più al lavoro dall’5 marzo, sono sereni. «A noi non ci manca niente – racconta Erminio Castelli, 57 anni, padre di tre figli, due maschi di 17 e 18 e una femmina di 13 anni -. Non ci sentiamo isolati. I miei ragazzi e mia moglie stanno bene. Mia zia che ha 78 anni abita vicino a noi. La gente vuole stare comoda e vivere in città, ma è solo questione di mentalità». La sveglia dei suoi figli la mattina per andare a scuola suona alle 6.16, mentre alle 6.45 passa il pullman che accompagna i grandi a Teramo e la più piccola a Valle Castellana. Adesso, invece, le lezioni sono on-line e possono essere seguite grazie al Comune che nel 2017, dopo il terremoto, ha installato solo per loro un’antenna che gli consente di avere il wii-fi.
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«Lo scorso anno il sindaco ha regalato a mia figlia un tablet – racconta Erminio -, mentre i grandi hanno il loro computer. Così tutti possono studiare». Lui è dipendente di una ditta di fuochi d’artificio di Teramo e ogni giorno fa 70 chilometri per andare al lavoro e tornare a casa. «Anni fa anche mia moglie lavorava a San Nicolò, poi, però, con l’arrivo del primo figlio ha lasciato». Erminio è un papà modello. La scelta della vita in paese sa che comporta sacrifici: «I mie figli hanno tanti amici e vanno ovunque, c’è il pullman, che tranne per due mesi nel periodo invernale, fa tre corse al giorno. Poi li vado a riprendere io a qualsiasi ora». Per passare il tempo ha gli animali da cortile e in questo modo può anche risparmiare un po’ sulla spesa e certamente mangiare genuino.
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Un modo di vivere, quello di chi ha scelto i paesi ormai quasi disabitati, che nel teramano non sembra così desueto. Sempre nel Comune di Valle Castellana ci sono altre 9 persone che vivono nella frazione di Macchia da Sole e altre 4 a Leofara. «Noi siamo isolati da sempre e non abbiamo paura della quarantena», dice Italo De Remigis. «Il Comune, comunque, ha predisposto un servizio di volontariato per chi avesse bisogno della spesa a casa, ma il nostro senso di libertà è come quello dei lupi». Anche a Crognaleto, il Comune attraverso la Croce Bianca, ha predisposto lo stesso servizio per far sì che anziani e famiglie con particolari necessità restino a casa. 
 

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