Il distretto della ceramica di Civita Castellana pensa già al dopo. «Serviranno fortissimi sostegni»

Stefania Palamides
di Ugo Baldi
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Giovedì 26 Marzo 2020, 15:10 - Ultimo aggiornamento: 16:51
Il distretto della ceramica viterbese non si arrende al coronavirus. Gli imprenditori chiedono il sostegno delle istituzioni per quando ripartirà l’attività, anche perché quello di Civita Casteòllana produce circa l'80 per cento dell’arredo bagno in Italia. E contribuisce in maniera importante all’economia della provincia. 

A oggi le 33 aziende del distretto hanno chiuso i battenti e 2.000 ceramisti sono andati in cassa integrazione. La ripresa non sarà facile, ma tutti sono pronti a combattere, com’è nello spirito degli imprenditori, per una rapida ripartenza. «I forni sono stati spenti - ha detto Stefania Palamides, presidente di Unindustria Viterbo e general manager della Ceramica Tecla – e tutto il personale in questi giorni sarà messo in cassa integrazione, come del resto tutte le maestranze del distretto».

Civita Castellana, il coronavirus chiude le fabbriche. Lavoratori in cig

Per Palamides «siamo di fronte a una crisi inimmaginabile solo un mese fa, un’emergenza con enormi ricadute economiche. Chiude il 70% delle attività italiane e quelle che vanno avanti, perché produttori di beni e servizi essenziali, lo fanno tra mille difficoltà. Di fronte a una crisi straordinaria servono misure straordinarie. Vale per tutti e vale soprattutto per le imprese che fanno export, come quelle del distretto. Sono necessari strumenti eccezionali, aggiuntivi a quelli messi in campo finora».

Secondo le imprese bisogna garantire alle imprese «liquidità e predisporre una poderosa campagna di opere pubbliche, capace di compensare il forte calo della domanda privata che già inizia a farsi sentire». Su un punto gli industriali sono chiari: «L’esigenza prioritaria da salvaguardare è quella della salute», ha ribadito in queste ore il presidente di Unindustria regionale, Filippo Tortoriello. Che ha condiviso l’appello di Cgil, Cisl e Uil a fare più tamponi possibili, come misura alternativa alla sorveglianza domiciliare.

«Unindustria da sempre ha messo in campo azioni a tutela della salute dei lavoratori, è un aspetto fondamentale su cui non si discute», ha sottolineato. 

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