Rieti, i dilettanti e l'emergenza,
la dura vita dell'infermiere Grifoni:
«Familiari lontani ma orgoglioso
ancor di più di ciò che faccio.
Il calcio? Altre le priorità»

Giacomo Grifoni sul campo e in ospedale
di Andrea Giannini
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Giovedì 26 Marzo 2020, 11:24 - Ultimo aggiornamento: 11:25
RIETI - L’emergenza sanitaria oscura il futuro dei campionati dilettantistici. Anche nella Promozione reatina il torneo è ormai fermo da tre settimane e i giocatori sono rinchiusi in casa. Alcuni di loro però non possono esercitare lo smart working e in questo momento difficilissimo si mettono ancor di più a disposizione degli altri. Giacomo Grifoni, 26 anni fra tre giorni, è una delle bandiere della Bf Sport e oggi è più che mai una delle bandiere che ogni giorno è in prima linea a difendere la salute dei cittadini. Infermiere all’ospedale San Camillo de Lellis di Rieti, Grifoni rappresenta uno dei tantissimi operatori sanitari che ora più che mai sono al servizio della collettività.

Grifoni, è un momento difficilissimo...
«Ci troviamo in una situazione di emergenza, nel bel mezzo di una pandemia. Come ben si sa, questo, è un fenomeno globale. Basta vedere cosa succede al di fuori del nostro paese come in Spagna, Germania, Inghilterra e nel resto del mondo, sta accadendo ciò che è accaduto in Italia nei primi giorni di diffusione del virus. In qualche modo da loro si registrano in rapporto anche dati peggiori. La situazione è di emergenza e colgo l’occasione per ripetere ciò che si dice ogni giorno ovvero di restare a casa e di evitare i contatti. È importantissimo, è l’unica cosa che possiamo mettere in atto per interrompere la diffusione, non esistono vaccini, non esistono cure. Consiglio di uscire solo in situazioni di necessità ma rimanere sempre alla giusta distanza dagli altri, di lavarsi sempre le mani. Bisogna attenersi a queste regole. Nessun contatto con amici, vicini di casa, ragazza. Questo è un virus che si diffonde con grandissima facilità. Molti ancora non capiscono la gravità della situazione. Dobbiamo fare ciò che dice il nostro Governo e ciò che ci dice l’Organizzazione mondiale della sanità. Purtroppo c’è anche il problema degli asintomatici, questo è il vero rebus. Spero quindi che tutti facciano sacrifici. E' normale che ti manchino gli amici, la fidanzata, ma siamo nel XXI secolo e i mezzi per tenere comunque i contatti ci sono...».

E' in prima linea a combattere questa guerra contro un nemico invisibile…
«Oggi tutta la sanità è chiamata a dare il massimo per questa emergenza. Mi sento più felice di fare questo lavoro. È da sempre sottovalutato. Sono ancora più contento perché è sempre stato quello che ho voluto fare e oggi che siamo in emergenza sono ancora più convinto. E' ovvio che abbia un po’ di preoccupazione ma lo faccio sempre con passione e col massimo impegno».

Come ha organizzato la vita?
«Con la mia ragazza, anche lei infermiera, abbiamo deciso di andare a vivere da soli, in una casa di mia proprietà ma lontano dai genitori, da parenti e amici questo perché soprattutto i nostri familiari sono soggetti più a rischio. Entrambi eravamo già stati a contatto prima di tutto ciò e quindi abbiamo deciso così. In ospedale abbiamo ovviamente tutte le precauzioni che ci forniscono ma per una sicurezza maggiore abbiamo deciso di fare ciò. È stata una decisione difficile ma è stata presa per il bene dei nostri cari. Mamma e papà non li vedo da un po’, stessa cosa per i nonni».

Come passa le giornate?
«Nonostante l’emergenza le nostre ore lavorative non sono cambiate. Le ore che sono a casa purtroppo sono anche solo perché io e la mia ragazza non facciamo gli stessi turni, spesso neanche ci incontriamo. Diciamo che a casa a parte film, serie tv e cucina non faccio praticamente nulla. Non posso allenarmi perché qualche settimana prima dello stop dei campionati ho riportato uno stiramento all’inguine e non ho potuto neanche finire le terapie, mi devo ancora riprendere».

E i campionati dilettantistici che fine faranno?
«Al momento non so che pensare, le priorità sono altre. Il problema adesso è quando finirà tutto questo. Sono ottimista nonostante i numeri. Anche quando la curva di questa pandemia arriverà ai minimi termini, bisognerà comunque tenere alta la guardia».
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