Coronavirus, l'Abruzzo fa i conti: «Tremila casi alla fine dell'emergenza»

Il governatore Marco Marsilio
di Stefano Dascoli
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Giovedì 26 Marzo 2020, 10:54 - Ultimo aggiornamento: 20:15
L'AQUILA - Quasi 1.500 casi tra fine mese e inizio aprile, tremila a fine emergenza. L'Abruzzo comincia a prevedere la dimensione dell'emergenza coronavirus autoctona, facendo i conti. I dati raccolti finora sono finiti in un modello epidemiologico e matematico che è in mano alla task force sanitaria regionale. Il governatore, Marco Marsilio, ha detto, presentando gli aggiornamenti, che in base ai contagi degli ultimi giorni l'Abruzzo potrebbe essere nella fase del "plateau", ovvero della stabilizzazione che, condizionale d'obbligo, potrebbe precedere il regresso dell'epidemia. Lo si evince dalla media dei casi: circa 70 al giorno nell'ultima settimana, compresi l'ultimi picco di 124 che ha fatto seguito ai 26 delle 24 ore precedenti, squilibrio dettato solo da un lavoro ridotto del laboratorio di riferimento, quello di Pescara. 

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Il capo della task force sanitaria, Alberto Albani, ha rivelato che la situazione potrebbe aver preso una buona piega: "Aveva tracciato due range di possibilità, una di 1.500 casi entro il mese, l'altra, peggiore, fino a 1.800. Al momento le proiezioni ci dicono che siamo all'interno dell'intervallo migliore". 

Va più in prospettiva, invece, l'analisi di Giustino Parruti, il direttore dell'Unità operativa complessa di Malattie infettive dell'ospedale di Pescara: "Dobbiamo essere preparati ad arrivare tra i duemila e i tremila casi, sperando che l'isolamento sociale ci consenta di ridurre al minimo la diffusione. Si prevede una fase di ulteriore espansione che ci terrà impegnati: sono convinto che fino alla fine di aprile non avremo sostanziali variazioni della nostra attività". 

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"Siamo in una fase pandemica, che per la nostra realtà locale è epidemica - aggiunge - Quando questa fase sarà finita potrebbe instaurarsene una endemo-epidemica, cioè potremmo aver risolto la maggioranza dei focolai, ma potremmo trovarci ancora a dover fronteggiare piccole o grandi insorgenze del virus. Anche in questa fase ci vorrà una grande organizzazione e sarà importante il mantenimento dell'efficienza delle unità operative integrate di Malattie infettive. È difficile pensare che non ci sia qualche contagio di ritorno; allora lì sarà decisivo che i focolai esistenti siano stati spenti in modo efficiente". 

In Abruzzo, secondo l'infettivologo, ci sono stati dei "fenomeni convergenti": il fatto che la zona vestina sia "caratterizzata da un intenso interscambio economico e culturale con la Lombardia"; la cosiddetta "semina lombarda" da parte di chi "è rientrato, dichiarandolo o non dichiarandolo"; le settimane bianche di febbraio, con "il periodo di carnevale" che "ci ha dato una mazzata terribile", in quanto "operatori sanitari, tra gli altri, e tante persone sono tornate infette. Questi fenomeni - conclude Parruti - hanno creato numerosi microfocolai, tutti oramai praticamente autoctoni". 
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