Coronavirus, in quarantena l'acquisto è virtuale: ma i piccoli brand soffrono

Coronavirus, in quarantena l'acquisto è virtuale: ma i piccoli brand soffrono
di Ughetta Di Carlo
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Giovedì 26 Marzo 2020, 12:49 - Ultimo aggiornamento: 12:51

Il mondo si è fermato, la moda fa un pit-stop. Il Covid- 19, oltre ad aver consegnato al mondo tanta sofferenza umana, mette in ginocchio l’economia e diffonde un sentimento di paura e incertezza per il futuro. Ma bisogna guardare oltre la quarantena e puntare alla ripresa, alle energie da mettere in campo nel post-pandemia. Mentre siamo tempestati da brutte notizie, l’umore è pessimo e nonostante la noia che ci perseguita nello “stare in casa”, lo shopping on-line, che potrebbe essere una risorsa interessante, è, invece, una tentazione che ci soddisfa poco. Per lo più, si acquistano articoli non impegnativi: t-shirt, pigiama, abbigliamento, sportivo, piccola bigiotteria. Come spesso accade, si passa più tempo a riempire il carrello che a terminare l’acquisto. La sensazione è di aver sfogato la voglia di shopping. 

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Per arrestare l'epidemia, il Premier Giuseppe Conte è costretto a rallentare il processo produttivo del Paese, “non lo ferma”, come ha specificato in una delle conferenze stampa più severe di questa fase di restrizioni. Nell’emergenza, l’Italia sacrifica ciò che non risulta di prima necessità. Come altri settori, anche quello della moda, viene travolto da questa insaspettata emergenza, nonostante sia la seconda voce del Paese, l’orgoglio Made in Italy nel mondo. I Big sopravvivono, anzi, molti Luxury Brand sono scesi in campo, in questa battaglia, finanziando la realizzazione di nuove terapie intensive, supportando la protezione civile, realizzando camici e mascherine. Purtroppo sono i piccoli e medi imprenditori, gli artigiani, i negozianti e gli stilisti emergenti che rischiano di non farcela: troppi debiti, zero vendite. Marzo, aprile, maggio, i mesi della nostra “reclusione”, diventano tre mesi persi della P/E 2020. E poi, quando riusciremo ad uscire di casa, sarà subito il momento dei saldi.  
 
Parte l’appello #dontforgetfashion da parte di tutti gli operatori del sistema moda per chiedere maggiori tutele. Il Presidente di Cbi-Camera dei Buyer Italia, Francesco Tombolini, propone al Corriere della Sera il congelamento della stagione estiva.«La merce, che era stata appena esposta nei negozi che hanno dovuto abbassare le serrande, magari andrà in vendita nel 2021», questa è la provocazione del presidente dei buyer che sottolinea quanto la moda sia il riflesso della nostra società. «Il nostro è un mestiere antropologico - rammenta Tombolini - e noi stiamo assistendo ad un grande fenomeno antropologico, il cambiamento dell’umanità, delle priorità, dei tempi di consumo, restando in casa non serve tutto il nostro guardaroba». “E’ il momento di un pitstop: sei mesi e si riparte, per far rifiatare le aziende» dice Tombolini.  Un arresto necessario, se pur impensabile, per la vorticosa giostra dei lustrini, tra eventi, sfilate, fiere, collezioni estive e invernali, cruise, capsule, Met-gala, Oscar. Tutto rallentato. Nella filiera produttiva rischieranno di mancare anche i tessuti, da cui parte tutta la magia creativa. Bisogna correre ai ripari, abbiamo corso troppo e ci siamo goduti poco ciò che abbiamo di più prezioso, anche la moda fa i conti con questo. 

E soprattutto la richiesta è di posticipare i saldi. Se a maggio i negozi riapriranno, e la gente potrà circolare, non è pensabile che sia tutto in svendita senza incassi precedenti. In verità, come insegna il black friday, la gente è abituata ad aspettare le svendite, figuriamoci dopo una tragedia come questa. Ma sarebbe il collasso per il settore dell’abbigliamento. 
«Occorre dare il giusto tempo al sistema - spiega Tombolini - e non uscire per forza con la P/E 2021, bisogna smaltire la cena che abbiamo già preparato, anche se il giorno dopo è già vecchia». «Secondo una nostra analisi - fa presenta il Presidente dei Buyer- il retail italiano sembra destinato a perdere tra il 15% e il 25% delle vendite. E se l’online può crescere del 20% con la chiusura dei negozi fisici, le vendite reali, non virtuali, in boutique rischiano di avere un calo del 65% per la primavera estate e del 40% per l’autunno inverno. Con rimanenze del 55% e indebitamenti vari, i commercianti rischiano di non poter ritirare la nuova stagione. Dobbiamo scongiurare la tentazione dei commercianti di ridurre gli ordini» - spiega con rammarico Francesco Tombolini.
 

 


“La richiesta - dice Annalisa di Gibot, boutique multibrand della capitale - è di aiutarci a sospendere i pagamenti. I miei 35 dipendenti possono andare in cassa integrazione, a me non mi aiuta nessuno, ho solo mancati incassi, l’affitto da sostenere e tutta la merce già pagata in negozio. Online si vende poco, lavorando con Farfetch, che è una piattaforma mondiale, si muove qualcosa, ma non è sufficiente per coprire le spese. Ora sarebbe iniziato il periodo delle feste, matrimoni e comunioni, tutto cancellato, quindi gli abiti da cerimonia resteranno invenduti ”.

“Come faccio a #stareacasa, secondo le raccomandazioni vigenti, se lo Stato non mi sostiene - protesta Monica dei negozi Niki Nika - devo far rimanere in casa i miei genitori ultrasettantenni che lavorano con me ed io vado in giro per le banche a risolvere i problemi e non farmi protestare gli assegni. Le clienti mi chiamano e mi chiedono di mettere da parte gli abiti che vedono sulle pagine Instagram, solo perché sanno che per mantenere l’esclusività ho pochi pezzi per articolo. Pochi gli acquisti online e una sola cliente, in queste due settimane, mi ha comprato da Pescara, con un ordine via whatsapp, un abito da 800 euro. Avendo tuti i dipendenti a casa, ho fatto il pacco personalmente e l’ho spedito subito” - chiosa la commerciante romana. 
 
Federica Tosi, stilista romana, presente su tutto il territorio italiano in boutique multibrand,  ha appena concluso, come i suoi colleghi, la campagna vendita invernale e racconta di quanto sia stata complessa la fase finale degli ordini, avendo lavorato in smartworking, per le misure restrittive adottate dal governo. «Per la prima volta, abbiamo usato il digitale per mostrare ai clienti i capi senza il gusto di poterli toccare; un’occasione per usare al meglio il virtuale valorizzando la potenza delle immagini». La Tosi si augura che la chiusura della filiera produttiva (per superare l’emergenza Covid-19) non porti ritardi alla realizzazione delle collezioni invernali prodotte in Italia. «È importante non spezzare la catena tra produzione, aziende e negozianti. Il governo deve aiutare il settore. Occorre sostenersi a vicenda, non bisogna avere paura, servono speranza, fiducia ed etica professionale», si raccomanda la stilista. E’ necessario conservare l’entusiasmo per quando finiranno i contagi e questa enorme paura per la nostra salute. «Prendiamo esempio dalla Cina - dice Federica Tosi - ,ora che ha scongiurato il peggio, ha messo in atto quella che si chiama l’economia di vendetta, facendo esplodere l’entusiasmo di comprare anche il superfluo. E magari da lì, muoveranno anche la nostra economia, comprando on-line articoli di lusso del Made in Italy».

«Nel mio piccolo con l’e-commerce - continua Federica - sto vendendo t-shirt , capi smart casual e gioielli (che sono il mio must dalla nascita del brand). Mi rendo conto che l’umore, allo stato attuale, non consenta di fare grandi spese».  Sulla stessa linea è Giada Benincasa, stilista milanese, famosa per le sue maglie con le scritte “amore”. Alla domanda se la prossima collezione avrà dei rimandi al coronavirus e se magari sarà un inno ai nostri eroi, medici e infermieri, lei risponde che deve capire come e quando finirà. «La prima idea, sul momento, appena è scoppiato il delirio - ci spiega Giada - era di fare magliette con le scritte #andràtuttobene e le altri frasi spot che ci stanno accompagnando in questo periodo, ma oggi spero di poter dimenticare in fretta e fare una collezione molto colorata, tripudio per la gioia della nostra vittoria contro il virus». 

Chiara Ferragni, che è stata tra le prime a sensibilizzare gli aiuti per l’emergenza sanitaria, continua a postare foto in cui indossa nella sua famosa cabina armadio (la stanza dei sogni di ogni donna) gli outfit con le sue nuove capsule collection. Si tratta soprattutto di felpe, tute, t-shirt, gli articoli preferenziali negli acquisti on-line del momento, ancora tutto proiettato sul #iorestoacasa, lasciando negli armadi le scarpe e i vestiti più belli. Arriverà presto l’occasione per indossarli di nuovo!
 

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