I Giochi di Tokyo rinviati al 2021: la vittoria del buonsenso

I Giochi di Tokyo rinviati al 2021: la vittoria del buonsenso
di Gianluca Cordella
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Mercoledì 25 Marzo 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 11:31

Si potrebbe dire che hanno vinto gli atleti o le Federazioni internazionali. Ma in fin dei conti ha vinto più che altro il buonsenso. I Giochi di Tokyo sono stati rinviati, come appariva inevitabile a tutti da giorni. E, cosa più importante, slittano al 2021. Il Cio e il Giappone, che erano arroccati sull’ipotesi dello slittamento solo entro la fine dell’anno, hanno dovuto infine accettare le ragioni dell’Organizzazione mondiale della sanità. E, intorno alle 14 italiane, dopo due ore di conference call tra il presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach e il premier nipponico Shinzo Abe hanno comunicato al mondo la notizia del primo, storico, rinvio delle Olimpiadi non legato alle guerre. «I Giochi sono rinviati al 2021, non oltre l’estate, per salvaguardare la salute degli atleti e di tutti i partecipanti» spiega la nota che sottolinea come i Giochi olimpici e paralimpici giapponesi «manterranno il nome di Tokyo 2020». Questioni di protocollo e di marchi registrati. «La diffusione senza precedenti e imprevedibile dell’epidemia da Coronavirus ha visto il deteriorarsi della situazione nel resto del mondo. Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato che la pandemia di Covid-19 sta accelerando», e dunque il rinvio entro il 2020 non poteva essere rischiato in nessuna forma. Né in quella iniziale - lo slittamento di sole quattro settimane rispetto alla prevista data di partenza del 24 luglio - né in quella più garantista, che voleva gli atleti in campo a ottobre. Uno scenario che aveva già spinto diversi comitati olimpici nazionali a fare pressioni per il rinvio al 2021, con il “picco” di realtà come il Canada e l’Australia che avevano addirittura minacciato il boicottaggio qualora i Giochi si fossero tenuti nel 2020. 

CALENDARI DA RIVEDERE
Arrivederci al 2021, dunque, in una finestra temporale ancora da definire. Verosimilmente le date non dovrebbero discostarsi troppo da quelle previste per quest’anno, con partenza negli ultimi dieci giorni di luglio e fine non oltre il 10 agosto. Prima, però bisognerà spostare i Mondiali di nuoto, in programma a Fukuoka dal 16 luglio all’1 agosto, e quelli di atletica, in calendario dal 6 al 15 agosto a Oregon, Stati Uniti. «Non è detto che le Olimpiadi si facciano in estate, è possibile anche a giugno, ad aprile, a marzo. Sono tutte ipotesi possibili, è tutto legato al fatto che l’agenda la detta il Coronavirus», ha detto il presidente del Coni Giovanni Malagò, andando con i piedi di piombo in un campo come quello dell’emergenza sanitaria dove evidentemente le certezze al momento sono poche. Salvo poi aggiungere che «le Olimpiadi comandano il calendario. La Iaaf ha già detto che è disponibile a spostare il Mondiale, la Fin anche, ma a cascata si dovranno adeguare tutti quanti. È logico che meno danni si riusciranno a fare nel calendario programmato e tanto più il Cio sarà contento». E tocca così il nervo più scoperto di tutta la faccenda. 
 



CONTI IN ROSSO
Questo rinvio costa al Giappone qualcosa come 5,5 miliardi di euro, secondo le stime del professor Katsuhiro Miyamoto, esperto in economia dello sport dell’Università Kansai di Osaka. Il Cio ha, sì, un’assicurazione che copre circa 900 milioni di dollari ma solo in caso di annullamento delle Olimpiadi o di interruzione durante lo svolgimento. Non in caso di slittamento. C’è il nodo da sciogliere degli appartamenti del villaggio olimpico, già parzialmente venduti ai privati e, da contratto, disponibili da novembre. Probabile che sì debba intervenire con degli sconti, aumentando il passivo. E, infine, “ballano” 4,5 miliardi di dollari di diritti tv, record per i Giochi, che rappresentano la fetta principale delle entrate di Losanna. Senza contare tutti i rimborsi da effettuare legati al turismo olimpico. «Cio e Giappone concordano sul fatto che i Giochi di Tokyo possano rappresentare un faro di speranza in questi tempi difficili». Vero. E la speranza, d’altra parte, una qualche forma di sacrificio la richiede sempre. Lo ricorderà a tutti la torcia olimpica, che brucerà in Giappone fino al 2021.
 

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