Confermata Ceo di ThyssenKrupp Martina Merz, prima donna a capo del colosso dell'acciaio

Martina Merz, Ceo di ThyssenKrupp
di Vanna Ugolini
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Mercoledì 25 Marzo 2020, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 09:13

Quando il gioco si fa duro, le donne cominciano a giocare. La ThyssenKrupp ha annunciato nei giorni scorsi la riconferma a Ceo della grande multinazionale tedesca dell'acciaio Martina Merz, ingegnera, 57 anni, la prima donna nella storia a guidare il colosso dell'acciaio. La Merz era stata chiamata pochi mesi fa a prendere le redini di una multinazionale in grande crisi: la commissione antitrust aveva bocciato la fusione, per quanto riguarda l'acciaio al carbonio, tra i tedeschi e gli indiani di TataSteel e i sogni di ripartenza della multinazionale si erano bloccati, complice anche la crisi europea dell'acciaio.

Un po' come è successo con la manager italiana Lucia Morselli, che è stata messa alla guida di Aperam Italia per la gestione del complesso caso delle acciaierie di Taranto.

In Thyssen, negli ultimi anni, erano saltati amministratori delegati e alti dirigenti e la multinazionale non riusciva a trovare il bandolo della matassa per ripartire. A ottobre viene chiamata la Merz a cui viene assegnata la missione, fallita dal precedente amministratore delegato:  vendere il gioiello di famiglia, il comparto degli ascensori e, con il ricavato, dare ossigeno al colosso dell'acciaio. In sei mesi Merz ci riesce e fa un ottimo affare: la divisione Elevator viene venduta per per 17 miliardi di euro a due società di private equity, l'americana Advent e la britannica Cinven, e una piccola parte alla Rag Foundation di Essen. Merz raggiunge dunque un doppio obiettivio: vendere bene i gioielli di famiglia e non venderli ai cinesi, facendo così contento anche il sindacato, dato che, secondo quanto affermato dalla stampa tedesca, dalla vendita non dovrebbero esserci ripercussioni negative per i dipendenti.

Con questa vendita Tk potrà ridurre il proprio indebitamento netto arrivato a quota 7,9 miliardi di euro. E potrà anche diminuire i costi strutturali. Inoltre, il gruppo di Essen ha fatto sapere che reinvestirà 1,37 miliardi di dollari (1,21 miliardi di euro) del prezzo di acquisto per acquisire una partecipazione nel business, in modo da riuscire a tenere comunque un piede dentro alla divisione. 

Insomma, la Merz ha realizzato una delle operazioni più grandi sul mercato del private equity in Europa che, adesso, dovrà comunque passare il vaglio dell'Antitrust.

E il suo lavoro, anche in un periodo tempestoso come questo, con l'ombra del coronavirus che sicuramente mettereà in difficoltà le economie europee, è stato premiato: Venerdì scorso, il comitato del personale del consiglio di vigilanza ha «raccomandato la sua nomina ad amministratore delegato per un mandato di tre anni a decorrere dal primo aprile 2020», come la battuto l'agenzia Reuters.

Nel consiglio di amministrazione oltre a lei siederanno Klaus Keysberg come Cfo e Oliver Burkhard come responsabile delle risorse umane: «La riduzione delle dimensioni del consiglio – ha spiegato Thyssenkrupp –riflette adeguatamente il cambiamento nella società derivante dalla vendita del business di Elevator». 

Il maggiore azionista di Thyssenkrupp, la fondazione Alfried Krupp von Bohlen und Halbach, che detiene il 21% del gruppo, ha specificato in una nota che « la signora Merz ha svolto finora un ottimo lavoro e sta sviluppando la società nella giusta direzione in una fase difficile».

Una fase che non è certamente conclusa, visto che in Germania si ipotizzano «ulteriori passi che includano dolorosi tagli e vendite di attività aggiuntive». Martina Merz, infatti, seguirà di persona la divisione Plant Technology, per la quale Thyssenkrupp ha avviato un processo di dismissione. Ma sicuramente tanti traguardi la Merz se li è già lasciata alle spalle.

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