Guido Roncalli, come si è preparato per interpretare l’allora direttore dei programmi EIAR e della neonata Rai Sergio Pugliese?
Mi sono fatto aiutare un po’ dall’educazione che ho avuto. La mia è stata una famiglia aristocratica, quindi scuole di preti e tutto il resto; ho attinto a quelle figure severe ma bonarie che hanno caratterizzato la mia infanzia. Nel mio background ce ne sono di personaggi simili a Sergio Pugliese, buoni, sensibili, ma comunque autoritari. Del resto c’era il discorso del ruolo, cosa che adesso non c’è più. Basti pensare che ci si alzava quando entrava il professore, ora sembra un mondo molto lontano…
Quale scena le è maggiormente piaciuto girare?
La scena più divertente di tutte e l’episodio nel quale Sordi mi recupera gli occhiali caduti in acqua e ottiene un invito a cena, una cena che gli cambierà la vita. In realtà Sordi finse di voler andare in pattino con la sua fidanzata, ma in realtà il suo scopo era proprio conoscere Pugliese. È tutto vero, è andata così!
In questo film quanto c’è di vero sulla vita di Sordi?
Direi tutto, non c’è nulla di romanzato. Del resto il regista Manfredi è il figlio di Nino, perciò aveva molte informazioni di prima mano e non ha inventato niente della storia.
Quindi anche il modo di Sordi d’essere così insistente?
Certo! Lui era il sordi de Il vigile, di Signorina margherita, il professore che interroga Totò… diciamo un tipo quasi petulante. Sordi è andato molto vicino ad essere un vero e proprio stalker! Però è vero che bisogna crederci, come lui ha fatto, per raggiungere i propri sogni. Anche se in verità lui ha rischiato tantissimo per farlo. Diciamo che è andato un po’ oltre ma alla fine ha avuto ragione lui… per la serie “chi non risica non rosica”.
Questo modo di fare oggi funzionerebbe?
C’è da fare una premessa: oggi l’offerta televisiva è immensa, quindi ci sono anche una marea di dilettanti allo sbaraglio. All’epoca invece per esempio il mio personaggio era il responsabile dell’unico canale televisivo, quindi doveva essere ferreo anche con chi usciva dall’Accademia, come Sordi appunto che era un attore preparato. Ora è tutto molto cambiato e certi atteggiamenti oggi sarebbero un errore, però sì, certamente Sordi ci insegna che nessuno ti citofonerà per offrirti la fortuna!
Come attore cosa pensa di Sordi?
Sembrerà una risposta scontata ma per noi italiani e soprattutto per noi attori è un modello di riferimento. Nel mio caso, che sono nato a Roma pur non essendo di famiglia romana, interpretare un film su Sordi è il top. È stato capace di farcela nonostante la bellezza non fosse il suo forte, al contrario di suoi contemporanei come Mastroianni, Gassmann o Manfredi. È arrivato al successo grazie a un’idea. Dimostra che gli attori non belli, come posso essere io, possono farcela grazie ad altre qualità.
Quali sono i film con Sordi che preferisce?
Un borghese piccolo piccolo, La grande guerra, Tutti a casa… sono film davvero troppo importanti nella mia crescita artistica. Quando mi ha chiamato Manfredi parlandomi del progetto gli ho ho detto subito sì. Avevo già lavorato con lui nel film dedicato a suo padre In arte Nino quindi ero certo che sarebbe stato un bel film.
A proposito di film, quali sono i suoi prossimi progetti?
Da giovedì andrà in onda Doc - Nelle Tue Mani, fiction con Luca Argentero nella quale interpreto il responsabile dell’ufficio legale della clinica dove si svolge tutta la storia. Poi prossimamente andrà in onda su Rai2 la serie L’alligatore, tratta dai romanzi di Massimo Carlotto con la regia di Daniele Vicari ed Emanuele Scaringi. Per adesso comunque resto a casa come è giusto fare. E visto che si parla di Alberto Sordi è proprio il caso di dire… Tutti a casa!
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