"Ultras", il film sul tifo estremo
"Allo stadio come alla guerra"

Aniello Arena con il regista Francesco Lettieri
di Gloria Satta
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Sabato 21 Marzo 2020, 19:37 - Ultimo aggiornamento: 19:39
Il tifo calcistico come ragione di vita, appartenenza, religione, amicizia, sfogo. Le violenze negli stadi come azioni militari pianificate, la morte come conseguenza messa nel conto, l’omaggio a chi cade o viene diffidato dalle forze dell’ordine come un dovere del gruppo. C’è tutto questo, ma soprattutto c’è una Napoli a tinte forti, in Ultras, opera prima di Francesco Lettieri, classe 1985, già regista di videoclip anche per i brani del rapper ”senza volto” Liberato ora autore della colonna sonora del film. Film originale Netflix in associazione con Mediaset, prodotto da Indigo, Ultras è disponibile su Netflix.
IN GUERRA. Protagonista, nei panni di Sandro ex capo degli ultras del Napoli ormai alla larga dallo stadio dopo aver ricevuto un Daspo, è Aniello Arena: 52 anni, napoletano, ex camorrista finito in carcere, è diventato attore dietro le sbarre ed è stato lanciato nel 2012 da Reality di Matteo Garrone. Oggi, tornato in libertà, presta la sua faccia che ”buca” lo schermo e il suo talento naturale al personaggio che rimette in discussione il passato dopo l’incontro con una donna capace di tenergli testa (Antonia Truppo). «Il film è nato da un soggetto pensato con il cosceneggiatore Peppe Fiore per il videoclip del rapper Calcutta Frosinone, dedicato al tifo per il Latina e mai realizzato», racconta Lettieri, «poi abbiamo spostato l’azione a Napoli dove lo stadio Francioni è diventato il San Paolo. Ma il calcio è solo sullo sfondo e abbiamo evitato la tentazione di tracciare un’indagine sociologica di quel mondo. Il film racconta delle storie e parla di sentimenti popolari, comuni a tutti, come la fede in un ideale, l’amicizia, l’aggressività: alcuni ultras mi hanno spiegato che, in mancanza di una guerra, il tifo li aiuta a sfogare i loro istinti violenti». I protagonisti del film (c’è anche Ciro Nacca, nel ruolo di un sedicenne che ha perso il fratello negli scontri) agiscono in un contesto illegale esasperato: teme di venire accusato di aver mitizzato la violenza? «Assolutamente no», risponde Lettieri, «io mi sono limitato a raccontarla come fa qualunque regista, a cominciare da Martin Scorsese». Quanto al tifo calcistico, il regista afferma che «sotto il Vesuvio si tinge della voglia di riscatto: il Napoli è l’unica squadra meridionale a potersi confrontare con i club del Nord».
DESTINO DIVERSO. Arena si è calato con entusiasmo nei panni di Sandro, figura malinconica e romantica che, a 50 anni, sogna un destino diverso: «Faccio il tifo per il Napoli ma non ho mai frequentato gli ultras», rivela l’attore, «e nel film mi sono messo al servizio del personaggio, lacerato interiormente: è infatti diviso tra l’amore per la squadra del cuore e la voglia di cambiare vita». Antonia Truppo, vincitrice di due David di Donatello (per Indivisibili e Lo chiamavano Jeeg Robot) interpreta invece la risoluta Terry: «E’ una donna tosta ma, a differenza di tanti altri personaggi femminili indipendenti, non ha un passato pieno di guai», scherza l’attrice. Ultras è solo l’ultimo prodotto dell’effervescente creatività napoletana. «Ma non se ne può più di sentir parlare di rinascimento», reagisce il produttore Nicola Giuliano di Indigo, «grandi attori, cantanti, autori a Napoli ci sono sempre stati».
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