Lui, l'ex presidente del comitato olimpico italiano, appartiene al partito degli scettici e sottolinea che «di Giochi ho una certa esperienza, ne ho fatti dodici. Un'Olimpiade significa far convergere gli atleti di tutto il mondo in un unico luogo, farli mangiare in un unico posto. E se poi nelle palazzine del villaggio ci fosse anche un solo caso che succederebbe? Ci si rende conto della delicatezza del tema? E, anche volendo rimanere nell'ambito della certezza del diritto dello sport, stanno saltando tornei di qualificazione olimpica a ripetizione, stando alle indiscrezioni altri ne salteranno. Non mi pare proprio si possa parlare di certezza del diritto degli atleti». Ma allora cosa propone Petrucci? «Io non propongo nulla - risponde -, sono altri che devono proporre. Ma le cose che ci dicono non mi convincono. Devono ammettere che è molto difficile che i Giochi comincino il 24 luglio, non lo dico solo io, già il comitato olimpico spagnolo ha chiesto che Tokyo 2020 venga rinviata. Stanno saltando tutte le grandi manifestazioni, gli Internazionali di tennis, i tornei del Grande Slam, i gran premi di auto e moto». Ma si è sempre detto che un'Olimpiade travalica tutto. «È vero travalica tutto, ma non le vite umane - ribatte Petrucci -.
Certamente i Giochi si fondano sul concetto sacro del risveglio del mondo, ma non c'è mai stata una situazione del genere, una pandemia del genere che, lo dice l'origine della parola, significa tutto. Quindi l'Olimpiade travalica tutto, ma qui ci sono in ballo le vite umane».
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