Coronavirus, Borrelli: «Finito tutto potrei lasciare». E si pensa a un ministero ad hoc

Coronavirus, Angelo Borrelli, Protezione civile: «Finito tutto potrei lasciare». E si pensa a un ministero ad hoc
di Alberto Gentili e Cristiana Mangani
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Martedì 17 Marzo 2020, 09:47 - Ultimo aggiornamento: 14:32

La parola d’ordine è distensione, ma la nomina a commissario straordinario per l’emergenza coronavirus del manager Domenico Arcuri, è stata vissuta nel quartier generale della Protezione civile guidata da Angelo Borrelli decisamente come un’ingiustizia.

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Quantomeno perché nel decreto per gli stanziamenti economici, firmato ieri da Palazzo Chigi, all’articolo 119, comma 6, si tracciano i reali poteri conferiti all’amministratore delegato di Invitalia.
 



Poteri che sono amplissimi: dall’emergenza sanitaria, «con l’organizzazione, l’acquisizione e la produzione di ogni genere di bene strumentale utile a contenere e contrastare l’emergenza stessa, al reperimento delle risorse umane».

Angello Borrelli che dirige il Dipartimento dal 2017 e che, in realtà, la nomina a commissario la ha avuta dal premier Conte solo verbalmente, ha anche pensato di rassegnare le dimissioni. Da settimane il lavoro è senza tregua, 24 ore su 24.



Così, durante l’ultima riunione che si è svolta con lo stesso Arcuri e con il ministro Boccia, avrebbe detto che se il decreto non veniva rimodulato avrebbe lasciato. E che comunque, per evitare di farlo in un momento cosí difficile per il paese, avrebbe eventualmente rinviato la decisione alla fine dell’emergenza.

RACCORDO
La questione sembra essere rientrata perché il lavoro di Arcuri, secondo l’ultima versione del Dpcm, si svolgerà «in raccordo con il capo del Dipartimento della Protezione civile, avvalendosi delle sue componenti e delle strutture operative del Servizio nazionale, nonché del Comitato tecnico scientifico costituito presso detto Dipartimento». E, dunque, il ruolo di Borrelli sarà sempre rilevante e di grande importanza, ma non è escluso che l’abbandono dell’incarico sia solo rinviato a momenti più tranquilli.

Ieri, poi, dall’entourage del neo commissario, di tensioni non volevano neanche sentirne parlare. «La decisione di nominare un’altra persona - viene spiegato - è stata presa unicamente perché Borrelli da solo non poteva farcela. Si era già deciso di portare la centrale degli acquisti, attraverso la Consip, a Palazzo Chigi. Il capo della Protezione civile non ha mai parlato di dimissioni. Anche perché più si è, meglio è».

Uno dei ministri che ha partecipato alla stesura del decreto, però, definisce meglio la questione: «È evidente che Borrelli non sia rimasto contento per la nuova nomima - conferma - ma ha accettato perché è stata trovata una soluzione ragionevole». E ancora: «Certamente nei primi giorni bisognerà trovare una quadra, ma si lavorerà fianco a fianco. C’è talmente tanto da fare che di certo il lavoro non mancherà».

Nel frattempo, proiettando lo sguardo molto avanti, c’è chi immagina anche il dopo emergenza, con l’Italia in grandissima necessità di ripresa in tutti i settori, dalla sanità alla scuola. E piuttosto che pensare a un super provveditore con deleghe in mille campi, a Palazzo Chigi starebbero già immaginando di creare un nuovo ministero, quello per la Ricostruzione. Qualcosa che esisteva nel periodo post bellico, durante il governo di Alcide de Gasperi. Nessuno nega, infatti, che quanto sta accadendo, ha gli stessi effetti di una guerra, e le conseguenze potrebbero essere di uguale entità, almeno se l’epidemia non si fermerà in tempi relativamente brevi.

Nel ‘45 a rivestire quell’incarico vennero chiamati Ugo La Malfa e, come sottosegretario, Rosario Vassallo. Parlare di candidati possibili per gli anni recenti è decisamente troppo presto, anche se l’Italia, territorio dalle mille emergenze, ha a disposizione un discreto elenco di super tecnici ai quali affidare gli sforzi per la rinascita del paese.
 

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