Omicidio Sacchi, domiciliari per Princi: avrà il braccialetto elettronico

Omicidio Sacchi, domiciliari per Princi: avrà il braccialetto elettronico
di Adelaide Pierucci
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Sabato 14 Marzo 2020, 11:27

Esce dal carcere il regista dell’acquisto della partita di droga dal quale scaturì l’omicidio di Luca Sacchi. E’ la prima scarcerazione eccellente nell’ambito dell’inchiesta sull’esecuzione del personal trainer romano di 24 anni, freddato a ottobre con un colpo di pistola alla tempia a Roma davanti al pub John Cabot. In tempi di Coronavirus, torna a casa col braccialetto elettronico Giovanni Princi, 25 anni, il compagno di scuola di Luca rispuntato da pochi mesi nella sua vita e poi diventato particolarmente vicino alla fidanzata, l’ucraina Anastasia Kylemnyk.

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IL RUOLO<QA0>
Princi, il leader del gruppo. Era stato proprio lui, assieme alla fidanzata di Luca Sacchi, secondo l’accusa, ad organizzare l’acquisto di 15 chili di marijuana che avrebbero dovuto pagare con i settantamila euro nascosti nello zainetto di lei. Una somma che ha fatto gola ai pusher, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, che dopo aver sottratto i soldi, hanno colpito con una mazza Anastasia e sparato alla tempia di Luca intervenuto in sua difesa. I pusher divenuti assassini erano stati incaricati da Marcello De Propris della gestione della trattativa e della consegna della droga e da lui avevano avuto la pistola.
 

 

LA VALUTAZIONE<QA0>
Princi ora esce da Regina Coeli. Come Anastasiya, da sempre sottoposta all’obbligo di firma, risponde solo del traffico di droga, mentre gli altri protagonisti della nottataccia ai Colli Albani che la fidanzata di Luca aveva cercato di spiegare come una rapina finita male, restano in galera per omicidio premeditato. Per Giovanni Princi, il giovane tutto muscoli e tatuaggi, il giudice ha valutato la sua incensuratezza, i quattro mesi di carcere già scontati, e la volontà di chiedere questo capitolo giudiziario col giudizio abbreviato che gli garantirà tra l’altro lo sconto di un terzo della pena.
 


Non erano stati dello stesso avviso i giudici del Riesame che a dicembre gli avevano sbarrato la porta del carcere. «Sussiste un concreto pericolo di reiterazione del reato in ragione delle modalità del fatto e della personalità degli indagati», riportava la motivazione che confermava la misura dell’obbligo di firma anche per la fidanzata di Luca. «Anche a prescindere dagli esiti drammatici di quanto accaduto quella sera», avevano sottolineato i giudici negando la scarcerazione per Princi, «l’acquisto di ben 15 chilogrammi di marijuana denota uno stabile inserimento negli ambienti della droga da parte degli indagati che evidentemente riforniscono ad una larga clientela, tenuto conto dell’ingente quantitativo della droga acquistata. Si tratta - era stata la conclusione - di un’attività che certo non è episodica ma che viene svolta con abitualità”.
I CANALI<QA0>
Princi per i magistrati poteva contare “su solidi canali di rifornimento” della droga. L’attività di spaccio, per loro, era svolta con scaltrezza e in maniera professionale da molto tempo e con ampia disponibilità. Utilizzava chat militari criptate coi clienti. “Le pregresse vicende”, si sottolineava ancora, “inducono a ritenere plausibile che Princi abbia avuto un ruolo se non di leader, di certo di promotore della trattativa e della conclusione dell’affare”.
Ora il giudice Pierluigi Balestrieri, invece, ha valutato per l’arrestato “l’assoluta incesuratezza”, “a giovanissima età”, i quattro mesi di “buon comportamento carcerario”, e l’ammissione al rito abbreviato, oltre che, ovviamente, la conclusione delle indagini sull’omicidio e sui retroscena legati a pusher allo sbando. “Anche se peristenti, le esigenze cautelari si sono attenuate”, ha motivato il giudice la decisione di accogliere il trasferimento ai domiciliari sollecitato dai difensori, gli avvocati Alessandro Cacciotti e Massimo Pineschi. Lo stesso giudice, il 28 maggio, valuterà per Princi la condanna o meno. Nell’interrogatorio di garanzia si era avvalso della facoltà di non rispondere, poi il silenzio.
 

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