Coronavirus Roma, nelle tende-triage una vita da trincea

Coronavirus Roma, nelle tende-triage una vita da trincea
di Luigi Jovino
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Sabato 14 Marzo 2020, 12:08
Medici e infermieri in prima linea ai Castelli per fermare il contagio da coronavirus. L’infezione infatti avanza. Ogni giorno si contano nuovi casi e il lavoro dei sanitari e del personale addetto al trasporto malati è incessante. Parecchi operatori sanitari, però, si sono lamentati sia per i turni massacranti che per le condizioni in cui devono operare nelle tende del pre-triage, poste all’esterno degli ospedali castellani. Infatti in queste strutture, montate dalla Protezione civile, seppur riscaldate, specialmente di notte la colonnina di mercurio si abbassa registrando valori quasi vicini allo zero. 

Per il pre-triage esterno sono state collocate tre tende. Nella prima c’è l’accoglienza del malato dove un infermiere provvede a distribuire il materiale sterile. Nella seconda un medico valuta i sintomi denunciati dal paziente che se necessario viene trasferito nella terza tenda dotata di letti per la breve osservazione. In ogni caso quando viene accertato il contagio i malati vengono trasferiti immediatamente negli ospedali romani abilitati alla cura di questa terribile malattia infettiva. I medici e gli infermieri del pre-triage hanno anche fatto presente le condizioni impossibili in cui sono costretti ad operare a causa delle protezioni di biocontenimento. Ogni sanitario a contatto con i pazienti deve infatti indossare: un camice di materiale idrorepellente, dei calzari, un cappuccio, la mascherina e degli occhiali di plastica. In queste condizioni i medici e gli infermieri che fanno dei turni di 10 - 12 ore trovano difficoltà perfino se si devono fermare per bere un caffè. La disponibilità del materiale di biocontenimento non è tanta per cui gli operatori una volta indossati gli indumenti di protezione monouso sono costretti a tenerli per tutto il turno. Solo gli occhiali possono essere riutilizzati dopo opportuna sanificazione.

Proteste anche per i turni di lavoro massacranti. «Per il momento - afferma un medico che lavora ai Castelli - la situazione nei nostri nosocomi sembra abbastanza tranquilla. Speriamo che non sia la quiete che preannuncia la tempesta». I sanitari dei Castelli purtroppo non possono rilasciare dichiarazioni pubbliche e molte proteste sono spesso sottaciute. Anche tanti operatori dei mezzi di trasporto e di soccorso si sono dichiarati preoccupati perché a causa della pressante richiesta le sanificazioni delle autoambulanze avverrebbero con ritardo e a volte senza le dovute cautele.
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