Coronavirus, Andrea Martella, sottosegretario all'Editoria: «Giornali servizio essenziale, le edicole non si chiudono»

Coronavirus, Andrea Martella, sottosegretario all'Editoria: «Giornali servizio essenziale, le edicole non si chiudono»
di Osvaldo De Paolini
4 Minuti di Lettura
Venerdì 13 Marzo 2020, 12:07 - Ultimo aggiornamento: 13:28

Restano aperti stampatori ed edicole. Nel momento di massima emergenza coronavirus, l’intera filiera dell’informazione continuerà ad operare quale presidio essenziale di servizio pubblico e di democrazia». Così mercoledì sera il sottosegretario con delega all’Editoria, Andrea Martella, ha annunciato che le edicole, insieme alle farmacie e ai supermercati, resteranno aperte sempre.

Coronavirus, tabaccai, tintorie e profumerie aperte: ecco perché


Insomma, i giornali entrano di diritto tra i servizi essenziali. E a stabilirlo oggi è addirittura un decreto del governo. 

Sottosegretario Martella, era da molto che i giornali non venivano considerati “presidio essenziale”.
«Perché stupirsi? Svolgono un servizio essenziale perché attraverso la trasmissione di notizie utili e veritiere forniscono a tutti una bussola aggiornata sui passi da compiere per uscire da questa situazione. Per questo la stampa va aiutata e sostenuta».


Andrea Martella


Parole nuove, visto che negli ultimi anni nel nostro Paese la politica ha considerato l’informazione come un fastidioso soggetto da combattere.
«Non la penso così io e non la pensa così questo governo. Soprattutto in momenti come questo, la stampa ha un ruolo decisivo e lo Stato ha il dovere costituzionale di mettere i giornalisti nelle condizioni di svolgere al meglio le loro funzioni. Va tenuta in piedi l’intera filiera: editori, stampatori, distributori fino alle edicole».
 

 


Lei parla di stampa, di quotidiani nazionali, ma anche di televisione e di sviluppo dei servizi televisivi. E tuttavia, molte trasmissioni popolari che avrebbero potuto servire allo scopo sono state cancellate dalla sera alla mattina.
«Solo perché, con la presenza del pubblico in studio, ci sarebbe stato il rischio di ulteriore diffusione del virus. Ma ciò non può valere per la stampa. Se c’è una lezione da assimilare da questa nuova epidemia, è che l’informazione di qualità, quella che dimostra di avere fonti credibili, deve essere considerata a pieno titolo parte integrante della strategia complessiva di risposta alle emergenze. Per questo non esito a parlare di presidio essenziale».

La stampa quotidiana è perciò considerata alla stregua dei siti ufficiali?
«Sicuro. L’opinione pubblica, intimorita da quanto sta accadendo, chiede buona informazione, credibile, di servizio, si aspetta indicazioni utili, voci autorevoli ed affidabili, con la massima trasparenza e senza sensazionalismi. Insieme ai siti del governo e della protezione civile, la stampa ha anche il compito di contrastare il dilagare di fake news che mirano al caos, a turbare l’ordine pubblico».

Il suo sembra quasi un invito all’acquisto dei giornali, a recarsi quotidianamente all’edicola...
«Proprio così. Andremo incontro nei prossimi giorni a momenti delicati, con ampie fasce di popolazione che stanno a casa e un oggettivo incremento di domanda di informazione. A questa domanda bisogna rispondere con adeguatezza. In queste ore nel mare magnum delle chat e dei social viene veicolato di tutto, dobbiamo fare molta attenzione. Giornali, servizio pubblico radio televisivo e media in generale avranno sempre più un compito delicatissimo. Penso agli anziani, che hanno il diritto-dovere di seguire le indicazioni che verranno fornite di volta in volta, e ai giovani che devono adottare comportamenti responsabili».

In una recente intervista lei ha parlato anche di informazione come presidio di democrazia. Che cosa intendeva dire con quelle parole?
«Che un’informazione affidabile è determinante per la tenuta del tessuto sociale e fa da argine nei confronti di chi mette in giro notizie false che possono turbare l’ordine pubblico».

Alla fine ne usciremo cambiati? L’informazione ne uscirà cambiata?
«Il settore editoriale, nel corso di questi anni, ha sicuramente sofferto. Ora si tratta di innescare una svolta e il governo farà quanto nelle sue possibilità per accompagnarla».

Le sue parole saranno sicuramente di consolazione per gli editori. Ma il governo dovrebbe anche intervenire concretamente. Avete in programma nuove misure che possano favorire questo processo?
«Alcuni provvedimenti sono già stati adottati. Altri potrebbero trovare posto nel decreto economico che il governo si appresta a varare. In ogni caso, stiamo preparando una riforma organica, che ho battezzato Editoria 5.0 e che presenteremo non appena possibile». 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA