MAI ACCADUTO PRIMA
E’ la prima volta che l’Nba si trova in una situazione del genere anche dal punto di vista contrattuale. Nelle “serrate”, i lock out del 1999 e 2011, i giocatori non percepirono stipendio, in attesa del nuovo contratto. In questo caso, il Cba, Collectvive Bargaining Agreement, il contratto collettivo di lavoro, consente in teoria, a differenza dei contratti degli altri sport, alla Lega di non pagare gli stipendi (formalmente è la Nba a farlo, non le singole squadre) per ogni singola partita non giocata per “cause di forza maggiore”, tra queste c’è anche la voce “epidemia”. Secondo quanto riportato da Espn, la Nba non dovrebbe avvalersi di questa possibilità, e anzi l’obiettivo sembra essere quello di cercare di portare comunque a termine la stagione, anche a costo di posticipare l’inizio della prossima. Se queste due settimane di quarantena obbligatoria mostreranno una situazione non del tutto compromessa, è ipotizzabile che si finirà la stagione a porte chiuse, anche se i play off senza pubblico rischiano di far perdere decine di milioni di dollari. Per Sky Sport, una prima stima che il cosiddetto Bri, Basketball-Related Income, ovvero tutte le entrate finanziarie generate dalla Nba tra biglietti, diritti di trasmissione tv, web e radio, sponsorizzazioni e merchandising, rischia di perdere è 500 milioni di dollari, circa 444 milioni di euro, solo in caso di porte chiuse e non comprende i numeri legati alla ristorazione. In caso di sospensione delle partite per cause di forza maggiore i giocatori possono arrivare a perdere 1\96esimo del loro stipendio per ogni partita non disputata. Troppo per tutti.
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