Coronavirus, Borse crollano: Lagarde e Opec scatenano la tempesta perfetta

Coronavirus, crolli a catena in Borsa: Lagarde e Opec scatenano la tempesta perfetta
di Osvaldo De Paolini
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Giovedì 12 Marzo 2020, 16:27 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 15:38

Di nuovo la Borsa italiana fa da apripista, con il suo -11%, alla catena di crolli che sta sconvolgendo i mercati di tutto il mondo. La perdita di quasi il 25% in sole quattro sedute, vale a dire da lunedì, è certamente la più grave che si sia registrata a Piazza Affari negli ultimi 70 anni. Peggiore persino del black monday del 19 ottobre 1987, quando il listino italiano - in sintonia con il crollo di Wall Street che a fine giornata contabilizzò un -23% - cedette poco meno del 15%. Peggiore perché davvero oggi è impossibile fare previsioni sulla profondità delle incisioni che gli effetti del coronavirus possono produrre. Se a ciò aggiungiamo la grave incognita rappresentata dalla pesante caduta del prezzo del petrolio, a causa di uno scontro tra interessi particolari all’interno dell’Opec di cui non si intravede l’esito, si ha netta la percezione di essere di fronte a un’autentica tempesta perfetta.

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Di sicuro non ha aiutato il linguaggio poco più che di circostanza usato dalla presidente della Bce, Christine Lagarde, che invece di alzare la voce contro la speculazione più esasperata - come fece Mario Draghi quando lanciò il suo «Whatever it takes» in difesa dell’euro - si è limitata a constatare il «grave shock subito dalle prospettive di crescita per il coronavirus». Naturalmente, bene ha fatto a sollecitare «ambiziosi e coordinati interventi fiscali» da parte dei governi europei, ma avrebbe anche dovuto esplicitare che la Bce non si fermerà davanti a nulla, invece di limitarsi a constatare che «l’economia tornerà a guadagnare velocità nel medio periodo»: Monsieur de La Palice non avrebbe saputo dire meglio.

Inoltre, agli occhi smaliziati del professionisti del ribasso l’espressione «verrà fatto pieno uso di tutta la flessibilità prevista dal Quantitative easing» ha valore ben diverso dal «faremo tutto ciò che si renderà necessario» pronunciato da Draghi. E dunque, l’auspicio è che con il passare dei giorni a Francoforte radichi più energicamente l’idea che per sanare certe rotture degli indici è necessario impugnare lo spadone rovente, se davvero sta a cuore la tenuta delle economie. Di fronte all’immensa potenza che oggi è in grado di mobilitare la speculazione più ardita, è infatti necessario rispondere con altrettanta forza. Cosa che solo le banche centrali, coordinandosi con i rispettivi governi, possono fare.
 



Quanto alla nuova rottura di oggi, vale il ragionamento di chi in Borsa ha visto tante cadute e tante riprese: guai cedere al panico, perché nel medio periodo i prezzi si rivedono sempre. I crolli sono una fenomeno naturale del mercato, come lo sono i rialzi. Nessuno, la sera del Black Monday nell’ottobre 1987 avrebbe pensato che di lì a otto mesi Wall Street sarebbe tornata a correre più aggressiva che mai, avendo richiuso tutte le ferite: invece è accaduto. Come tante altre volte.

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